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COOPERATIVA DI EX DETENUTI: RETRIBUITI ANCHE SE ASSENTI DAL LAVORO - WEB GIORNALE INDIPENDENTE

COOPERATIVA DI EX DETENUTI: RETRIBUITI ANCHE SE ASSENTI DAL LAVORO

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COOPERATIVA DI EX DETENUTI: RETRIBUITI ANCHE SE ASSENTI DAL LAVORO

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INCHIESTA DELLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA. COINVOLTI SOCI E FUNZIONARI DELLA PROVINCIA

Venivano pagati anche se assenti al lavoro e addirittura se ritornati in carcere.

Milioni di euro erogati dallo Stato, retribuzioni per lavori mai svolti, falsificazioni sui
registri delle presenze, false fatture per forniture
inesistenti. E sullo sfondo la camorra che lucra incassando una
percentuale sui salari dei lavoratori e – è questo uno degli
scenari ipotizzati dagli inquirenti – sponsor politici che
perseguono scopi clientelari. Ha tutte le sembianze di un grosso
imbroglio la gestione della cooperativa di ex detenuti ”La
Primavera III” finita al centro di una inchiesta della
Direzione distrettuale antimafia. Perquisizioni sono state
eseguite oggi dai militari del Nucleo di polizia tributaria
della Guardia di Finanza. Associazione per delinquere aggravata
dalla finalita’ camorristica e truffa ai danni dello Stato e
della Provincia sono i reati ipotizzati nel decreto del pm Henry
John Woodcock nei confronti di 24 tra dirigenti e soci della
coop, e di alcuni funzionari della Provincia di Napoli.
I dipendenti della cooperativa di ex detenuti, tranne alcune
eccezioni. ”non si recavano mai al lavoro ma venivano
regolarmente pagati”, ha dichiarato un collaboratore di
giustizia. La coop, secondo gli inquirenti, sarebbe stata sotto
il controllo dei organizzazioni camorristiche ”radicate nella
città di Napoli” e attive in particolare nei rioni di Forcella,
dei Quartieri Spagnoli e nel quartiere Vasto-Arenaccia. La
camorra avrebbe incassato ingenti somme dai compensi corrisposti
a ciascun lavoratore. Antonio Della Corte, uno degli ex detenuti
che sta collaborando con gli inquirenti, ha spiegato che per
documentare la presenza in servizio dei lavoratori venivano
falsificate le firme sui registri (compito affidato a uno degli
attuali indagati). Ed ha sottolineato che in passato il sistema
della coop degli ex detenuti era gestito dal clan Giuliano di
Forcella mentre successivamente a lucrare sulle coop è stato il
clan Contini. Dagli atti dell’inchiesta è emerso che i
lavoratori che nel frattempo venivano arrestati nuovamente o si
assentavano dal lavoro per oltre 15 giorni non venivano sospesi
dalla coop, contrariamente a quanto previsto dal regolamento. In
modo da venire regolarmente retribuiti. La coop avrebbe inoltre
emesso false fatture per forniture di beni e servizi. Le somme
stanziate dallo Stato – quantificate in varie decine di milioni
di euro – venivano erogate dall’amministrazione provinciale in
base a una convenzione stipulata con la coop. Il pm sta cercando
di ricostruire, come si legge nel decreto, l’eventuale ”filiera
criminosa”: ovvero i rapporti da un lato tra la coop, i
funzionari della Provincia e esponenti politici che ”potrebbero
essere stati sensibilizzati per lo stanziamento dei fondi
pubblici” e dall’altro i rapporti tra la cooperativa, i
fornitori e la camorra. cooperativa

Gaetano Milone

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