di Enrico Marotta
In una delle più famose commedie di Eduardo De Filippo la frase “tormentone” che ripetutamente suscitava una risata nel pubblico era la celebre “Te piace ‘o presepe?”, domanda che Luca ripete più volte al figlio Nennillo in “Natale in casa Cupiello”. Questa frase racchiude in sé la filosofia partenopea e l’amore che Napoli, i campani e buona parte del Mezzogiorno d’Italia prova per i presepi. Il presepe Napoletano ormai ha superato i confini della città diventando una fenomeno artistico universalmente riconosciuto. A differenza della risposta negativa del Figlio Nennillo di “Natale in casa Cupiello”, noi meridionali possiamo affermare in maniera unanime “il presepe ci piace”. Ci piace assaje! . Piace ai bambini ma anche ai più grandi. Un fenomeno artistico e culturale che potremmo definire “intergenerazionale”. Se potessimo dividere l’umanità in due fazioni: “alberisti” e “presepisti”. Gli amici del presepe vincerebbero a mani basse. C’è nel presepe l’artigianato delle botteghe di Via San Gregorio Armeno “la strada dei presepi” che attrae appassionati e veri e propri amanti del genere artistico. C’è la fantasia che attinge dalla mitologia, dalla storia dei fasti di quello che fu Il Regno delle due Sicilie tanto amato. Nel presepe possiamo ritrovare campioni del calcio passato della Napoli dello Scudetto. Ogni Napoletano che si rispetti ha nel proprio presepe la statuetta del Grande Diego Armando Maradona. Quella proprio non può mancare accanto ad altri campioni del Napoli calcio di oggi. Gli artigiani presepisti napoletani spesso prendono spunto dai personaggi dell’attualità o del recente passato. Possiamo ammirare statuette di calciatori famosi, Papa Francesco, leader politici come Obama e Silvio Berlusconi, Vip italiani e attrici del cinema USA. Siamo al tripudio della fantasia dell’artigianalità partenopea. I presepi napoletani sono complessi e vari, con forme differenti e intrecci tra natura e mito. Il connubio tra realtà e fantasia, utilizzati nella Napoli del tempo, dà vita a rappresentazioni sovrannaturali e dotate di una forte dose di originalità. Fare il presepe in famiglia è un po’ come raccontare se stessi attraverso la creatività. Si collabora. Si apprezzano i ricordi felici. Si gusta il tempo attraverso un viaggio tra il mondo reale ed il mondo della fantasia. Non c’è cosa più bella che rinnovare questa tradizione stando con i propri affetti più cari. Una tradizione che è affermazione identitaria e condivisione allo stesso tempo. Un presepe è un mondo da raccontare. Nel presepe c’è una vita di intere generazioni di padri e di figli. Una tradizione che superando le mode e la tecnologia non perde il proprio fascino. È la cultura che ci portiamo dietro. Un qualcosa che si tramanda e lega le storie e i momenti con un filo di magica fantasia. Ogni anno si ripete il lieto evento. L’attesa, lo sfottò, le critiche e tante risate scandiscono questo vero e proprio “rito di famiglia”. In tutto questo c’è il senso più vero della memoria storica declinata attraverso l’arte con la “A” maiuscola. C’è la voglia di condividere momenti di pura allegria e spensieratezza. Lo possiamo dire.” Il presepe ci piace”. Ci piace perché senza presepe non sarebbe Natale. Senza presepe non sarebbe Famiglia. Eccoci. “Benvenuti al Sud”. Il mio presepe è qui per raccontarvi la mia Storia ed il “Mio Natale Meridionale”.