IL CAMPO DEI MIRACOLI
A nulla sono valse le comunicazioni lette a mezzo stampa in merito alle elezioni che si sono tenute nella giornata di ieri 23 febbraio c.a., per il rinnovo delle cariche di Governo della Venerabile Arciconfraternita del Gonfalone dei Santi Prisco e Agnello.
Come d’altra parte, era palese il silenzio assordante della Curia Sorrentina e per essa l’Ufficio Confraternite, in merito alle segnalazioni che venivano espresse nell’articolo. Un Organismo quest’ultimo, preposto alla vigilanza specificatamente alle Confraternite.
Le elezioni si sono svolte, e il Responsabile dell’Ufficio Confraternite ha dichiarato i nominativi dei confratelli che hanno ricevuto il numero maggiori di voti, atti alla formazione del nuovo Governo dell’Arciconfraternita.
Ancora una volta, tra gli eletti, spiccano i nomi di coloro che facevano parte di una terna che veniva segnalata ai confratelli votanti e, pertanto, mai un voto libero e scevro da imposizioni.
Inoltre, contro tutti i dettati del “Pontificio Consiglio per la Famiglia”, vengono eletti due nomi di confratelli non sposati e con figli a carico.
La Curia di Sorrento, non tiene conto che da alcuni anni la Chiesa insiste in maniera rinnovata sulla fiducia dovuta alla persona umana, alla sua libertà, alla sua dignità e ai suoi valori, e sulla speranza nell’azione salvifica di Dio nel mondo, che aiuta a superare ogni debolezza.
Quando la libertà è separata dalla verità, “viene meno ogni riferimento a valori comuni e a una verità assoluta per tutti: la vita sociale si avventura nelle sabbie mobili di un relativismo totale. Allora tutto è convenzionabile, tutto è negoziabile: anche il primo dei diritti fondamentali, quello alla vita”.
Questa messa in guardia può certamente essere applicata alla realtà del matrimonio e della famiglia, fonte unica e alveo pienamente umano della realizzazione di questo diritto primordiale.
Questo succede quando si tollera “una corruzione dell’idea e dell’esperienza della libertà, concepita non come la capacità di realizzare la verità del progetto di Dio sul matrimonio e la famiglia, ma come autonoma forma di affermazione, non di rado contro gli altri, per il proprio egoistico benessere”.
Allo stesso modo, la comunità cristiana ha vissuto fin dal principio l’istituzione del matrimonio cristiano come segno efficace dell’unione di Cristo con la sua Chiesa.
Gesù Cristo ha elevato il matrimonio al rango di avvenimento salvifico nel nuovo ordine instaurato nell’economia della Redenzione. In altri termini, il matrimonio è un sacramento della Nuova Alleanza, aspetto questo essenziale per comprendere il contenuto e la portata dell’alleanza matrimoniale tra due battezzati.
Dal canto suo, il Magistero della Chiesa ha precisato che “il sacramento del matrimonio ha questo di specifico fra tutti gli altri: di essere il sacramento di una realtà che già esiste nell’economia della creazione, di essere lo stesso patto coniugale istituito dal Creatore al principio”.
La realtà naturale del matrimonio è contemplata dalle leggi canoniche della Chiesa.
La legge canonica descrive in sostanza lo stato matrimoniale dei battezzati, tanto in fieri – al momento del patto coniugale – quanto come stato permanente in cui si iscrivono le relazioni coniugali e familiari. A questo proposito, la giurisdizione ecclesiastica sul matrimonio è decisiva, e rappresenta un’autentica salvaguardia dei valori familiari.
Ma i principi fondamentali dello stato matrimoniale relativi all’amore coniugale e alla sua natura sacramentale non sono sempre pienamente compresi e rispettati.
Si dice spesso che l’amore è il fondamento del matrimonio, e che questo è una comunità di vita e d’amore, ma non si afferma sempre con chiarezza che esso è istituto coniugale, trascurando in questo modo la dimensione di giustizia propria al consenso.
Il matrimonio è un’istituzione. Il non tener conto di ciò è spesso origine di una grave confusione tra il matrimonio cristiano e le unioni di fatto: quanti convivono in un’unione di fatto possono affermare che la loro relazione è fondata sull’ “amore” (ma si tratta di un amore che il Concilio Vaticano II qualifica come sic dicto libero), e che formano una comunità di vita e d’amore, ma questa comunità si distingue sostanzialmente dalla communitas vitae et amoris coniugalis che è il matrimonio.
Per ciò che riguarda i principi fondamentali relativi alla natura sacramentale del matrimonio, la questione è più complessa. I pastori della Chiesa devono in effetti tener conto dell’immensa ricchezza di grazia che emana dalla natura sacramentale del matrimonio cristiano, e dell’influenza che essa esercita sui rapporti familiari fondati sul matrimonio.
Dio ha voluto che il patto coniugale originario, il matrimonio della Creazione, fosse un segno permanente dell’unione di Cristo con la Chiesa, diventando così un sacramento della Nuova Alleanza. Il problema sta nel comprendere adeguatamente che questo carattere sacramentale non va ad aggiungersi o è estrinseco alla natura del matrimonio.
Al contrario, il matrimonio stesso, che il Creatore ha voluto indissolubile, è elevato al rango di sacramento dall’azione redentrice di Cristo, senza che ciò comporti la minima “snaturalizzazione” della sua realtà.
Il non conoscere la peculiarità di questo sacramento in rapporto agli altri, dà spesso luogo a malintesi che oscurano la nozione di matrimonio sacramentale.
Questa nozione acquista un’importanza particolare nella preparazione al matrimonio: i lodevoli sforzi per preparare i nubendi alla celebrazione di questo sacramento sarebbero inutili se essi non comprendessero chiaramente la natura assolutamente indissolubile del matrimonio che si apprestano a contrarre.
I battezzati non si presentano davanti alla Chiesa soltanto per celebrare una festa secondo riti speciali, ma per contrarre un matrimonio per tutta la vita, sacramento della Nuova Alleanza. Mediante questo sacramento, essi partecipano al mistero dell’unione di Cristo con la Chiesa e esprimono la loro unione intima e indissolubile.
Detto ciò, seppur quanto innanzi affermato, ai non addetti ai lavori può sembrare di difficile comprensione, di converso chi deve capire ha ben afferrato, e i confratelli e le consorelle della Venerabile Arciconfraternita del Gonfalone dei Santi Prisco e Agnello si chiedono a gran voce:
Ma a cosa serve l’Ufficio delle Confraternite della Curia se non interviene su fatti così eclatanti? Sa chiedere solo oboli alla presentazione dei bilanci delle Confraternite o a dettare inutili considerazioni?
Per quale oscuro motivo il Vescovo non interviene per porre fine a questo lassismo non rispettoso dei principi della Chiesa cattolica?
Ci dispiacerebbe pensare ad un cospirazione, ma se non vi è nessun provvedimento, non si fa di certo peccato a pensarlo.
Il Confratello
Rosario Salerno