La Curia o la Cupola Arcivescovile di Sorrento ?
( a cura di anonimo santanellese)- È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. Triste è il tempo che siamo chiamati a vivere, attraversato com’è dalla torbida trasgressione – a Dio, all’umanità, al Creato – e dalle sue conseguenze.
Un tempo, per dirla con le parole di papa Francesco, capace di «uccidere: uccidere speranze, uccidere illusioni, uccidere famiglie, uccidere tanti cuori».
Anche e soprattutto del popolo di Dio più fragile, tanto più quando a colpirlo sono i suoi stessi pastori o i rappresentanti di governo delle Confraternite.
Ci troviamo di fronte al moltiplicarsi dei misfatti commessi dai sacerdoti in generale, ma in particolar modo gli abitanti di Sant’Agnello si chiedono: come mai un amministratore parrocchiale rimane in carica celebrando i propri uffizi seppur indagato e imputato in un processo penale di terribile gravità?
Sorge spontaneo chiedersi: come mai un Priore sempre a Sant’Agnello amministri una Confraternita seppur indagato in un processo penale?
Come mai “la Cupola” non interviene sui fatti innanzi citati e in egual modo non interviene sulle elezioni fatte da poco tempo per il rinnovo delle cariche del nuovo governo della Confraternita dei Giuseppini di sempre di Sant’Agnello in merito a brogli?
Come mai “la Cupola” non interviene sulle prossime elezioni per il rinnovo delle cariche di governo della Confraternita del Gonfalone dei Santi Pisco e Agnello, laddove ha già mantenuto in carica per un quinquennio un Priore non rispettoso delle regole religiose ed eucaristiche? Un Priore non sposato e con prole. Un Priore inadeguato ai dettati dei sacramenti. Brogli in merito alla lista presentata in Curia e intimazioni ai confratelli su chi votare.
Quesiti tutt’altro che secondari per il popolo credente, né una novità della nostra epoca.
Accanto ad un’emotività che suggerisce di ricercare soluzioni umane ad ogni questione, se non di gettare via ogni cosa, c’è però la speranza che viene da Cristo e dalla stessa storia della Chiesa.
Che valore può avere il matrimonio celebrato da un prete concubinario?
E che dire della Messa officiata da un sacerdote invischiato con i poteri mondani, non da ultimo con quello del denaro?
Può forse stupire, ma non è un caso che un’importante lezione sul nostro tempo ci venga, una volta di più, dai secoli che ci hanno preceduto. Nel tardo Duecento, ancora in pieno medioevo, scrive Tommaso d’Aquino: «Uno può essere ministro di Cristo senza essere giusto. E ciò mette in risalto l’eccellenza di Cristo, poiché a lui come a vero Dio servono non solo le cose buone, ma anche quelle cattive, che la sua provvidenza indirizza alla propria gloria».
Testimonianza non solo dell’attualità del pensiero del santo domenicano, ma anche del fatto che gli scandali nella Chiesa non sono un’invenzione dei nostri giorni.
Ma a tutto ci deve pur essere un freno, ci deve pur essere un duro intervento delle Autorità Ecclesiastiche preposte, affinché possano definitivamente salvaguardare il prezioso ruolo sociale svolto dalla Chiesa.
In teologia si dice ex opere operato, vale a dire indipendentemente dalla dignità e dal fervore di chi li amministra.
Le Autorità Curiali, dovrebbero ricordare le parole di Papa Ratzinger: «Bisogna usare il bastone per sanzionare i comportamenti indegni della vita sacerdotale», così come «l`eresia, il travisamento e il disfacimento della fede».
Se vero è che, «il pastore ha bisogno del bastone contro le bestie selvatiche che vogliono irrompere tra il gregge; contro i briganti che cercano il loro bottino», ha detto il Papa riprendendo il linguaggio del salmista, è pur vero che il pastore della nostra Arcidiocesi Sorrento-Castellammare deve assolutamente intervenire.
Mi piace ricordare a Sua Eccellenza Reverendissima che: «accanto al bastone c`è il vincastro che dona sostegno ed aiuta ad attraversare passaggi difficili. Ambedue le cose rientrano anche nel ministero della Chiesa, nel ministero del sacerdote.
Anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori, contro gli orientamenti che sono, in realtà, disorientamenti. Proprio l`uso del bastone – ricorda Benedetto XVI – può essere un servizio di amore.