Sorrento – Mentre nella centralissima piazza Tasso, il salotto buono della città, si accendeva il mega albero natalizio e le sfavillanti luci natalizie davano un tocco di internazionalità anche in attesa dell’inaugurazione delle “Giornate Internazionali del Cinema”, a duecento metri di distanza partiva il trasferimento o meglio la “deportazione” dei dieci ricoverati nel Centro di Igiene Mentale di via Del Mare,chiuso perchè certificato non a norma dopo decenni di attività, per “terre assai luntane”.
Due nel Sir di Terzigno (Struttura intermedia residenziale), un uomo di Torca (Massa Lubrense), perfettamente integrato nel contesto sorrentino dove era benevolmente “coccolato” da tutti durante le sue lunghe passeggiate ed una signora di Priora (Sorrento), altrettanto inserita tra gli abitanti del centro cittadino e altri tre, nella giornata di ieri, nell’Rsa (Residenza sanitaria assistenziale) “Oasi San Francesco” di Castellammare di Stabia, perchè ultra sessantacinquenni.
Gli altri cinque ricoverati con la valigia piena di ricordi familiari e della propria terra d’origine andranno via in questi giorni. Eppure il numero dei ricoverati (non superiore a 10), avrebbe giustificato secondo le normative sanitaria applicate ad litteram per l’attuale edificio ritenuto non a norma malgrado un progetto approvato per una spesa di appena 120milaeuro per l’adeguamento strutturale, il trasferimento in case famiglia facilmente reperibili sul territorio.
Ordini superiori giustificabili dal rientro della spesa sanitaria entro determinate cifre (l’edificio di Via del Mare era in fitto) , malgrado anche la buona volontà dei sindaci del territorio di reperire una struttura di 900 metri quadrati, hanno determinato la chiusura del Centro di Igiene Mentale di Sorrento dimenticando la centralità della persona, nel caso specifico dei ricoverati, allontanandoli violentemente dalla propria terra e dagli affetti delle persone care.
Gli ambulatori nel frattempo sono stati spostati a Sant’Agnello, negli angusti locali dell’ex ospedale Mariano Lauro, mentre per il Centro diurno ed il Day hospital (siringhe, flebo) su un’utenza numerosissima, si aspetta di trovare nuovi ed idonei ambienti. Peggio di così non si poteva.
Gaetano Milone