IL VANGELO IN PILLOLE – SIAMO IL FARISEO O IL PUBBLICANO?
Conosciamo la parabola del padre misericordioso e oggi nell’alterigia del fratello maggiore riconosciamo il presuntuoso fariseo e il rimorso del figlio minore attanaglia il pubblicano. Ancora due personaggi che interpellano le nostre coscienze e sono specchio delle nostre comunità. Sì, non dobbiamo meravigliarci perché entrambi «salirono al tempio a pregare» (Lc 18,10).
Ma un prete che scandalizza, una catechista “maestra”, un’organista che si reputa indispensabile, un diacono che non esercita la carità, chi ostenta il digiuno e l’offerta al Tempio (cf. Lc 18,11) sono “farisei”, non saranno mai amati dal Signore come il divorziato, l’emarginato, chi ascolta le omelie col cuore lacerato. Oltre le apparenze, nel profondo delle loro coscienze personali, sono radicalmente differenti: i primi hanno la coscienza tranquilla, mentre gli altri sono “inquieti”. Tuttavia la “coscienza di colpa” consente al pubblicano di uscire dal Tempio, con l’animo sollevato, giacché «a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato» (Lc 18,14) mentre l’altro no. Il senso di colpa rimuove la falsa tranquillità ci è necessario per farci ricordare che siamo “creature” innanzi al “Creatore”.