Di padre in figlio o di figlio in padre. Sembra quasi uno scioglilingua invece rappresenta a Sorrento l’esempio di una intolleranza che diventa tolleranza quando ad eledure la legge sono gli appartenenti ad un clan infestante come la malerba, notissimo in città.
Il capoclan, che ha fatto dell’appartenenza politica un paravento per “lotte di potere”, il suo, finalizzato a guadagni su tutto e su tutti (sempre presente a fianco dei lavoratori e contemporaneamente dei datori di lavoro in rivendicazioni sindacali, promotore ed animatore di ogni tipo di coperativa sul territorio, “consulente” finanziario di qualche vecchio albergatorein in cambio ante mortem di qualche giardino al figliuol prodigo (nel senso letterario) e secondo voce di popolo, di qualche altro beneficio e poi, udite, udite, difensore del verde e del territorio contro speculatori che non l’accettano nelle proprie società a costo zero.
L’ultima chicca, questa mattina, segnalata da Michelangelo Scannapieco, in pieno centro cittadino, parcheggio vietato del motorino nei pressi del suo ufficio di consulente ( seppure in pensione) e transito in zona vietata.
Abitudine di famiglia, come detto in precedenza (il figlio con l’innata faccia di bronzo – non arrossisce mai per la vergogna – fu sorpreso a parcheggiare la sua auto sullo stallo riservato alle donne gravide o con bimbi piccoli) in totale dispregio della legge e senso civico!.
Papa Francesco in occasione del decennale del suo pontificato disse che “servono politici di razza e una giustizia che non sia strumentalizzata”.