Che il Comune di Sorrento faccia parte di una città exterritoriale esente dai poteri giuridici della Repubblica Italiana lo avevamo capito da tempo considerate le varie segnalazioni – denunce di cittadini rimaste fino ad oggi “inascoltate”.
Se poi ad “ignorare” ordinanze di demolizione per abusi portati a termine durante il periodo in cui si è rivestita la carica di “podestà” è un politico di lungo corso, la vicenda assume aspetti preoccupanti per la mancata “censura” da parte dell’attuale Amministrazione di cui ne fanno parte parenti ed affini dell'”abusivista”.
Prende sempre più corpo a Sorrento la percezione che la legge non è uguale per tutti e che denaro, potere politico, ed amicizie varie rendano taluni più uguali degli altri, che l’impunità sia garantita ai più forti.
Ecco quindi nessun ottemperanza ( il termine era di 90 gg. dall’ordinanza) alle “ingiunzioni alla demolizione ed al ripristino dello stato dei luoghi di locali ausivi e pavimentazione area nei pressi della piscina di un albergo del Centro, realizzati a ridosso della linea ferroviaria o, una lavanderia pubblica, nata per magia al posto di un portone.
Che dire. Visti vanificati fino ad oggi i tentativi coraggiosi di Michelangelo Scannapieco e di Associazioni del Territorio, espressioni della parte sana della Città, di riportare la legalità al Palazzo di Città dove la stessa “informazione” è sottoposta a stretta censura a pagamento da parte del primo cittadino, non ci resta che appellarci con sottoscrizione cittadina, al Ministero dell’Interno, per il commissariamento del Comune.