” L’E’tat, c’est moi!”. Lo Stato sono io diceva Luigi XIV, il “re di Francia noto per aver instaurato una monarchia assoluta per diritto divino accentrando i poteri dello stato nella propria persona”.
Lo Stato sono io ripete a secoli di distanza il sovrano sorrentino, Massimo Coppola ai suoi sudditi impossibilitati a vedere tutelati i propri diritti di cittadini, di persone perbene ed oneste al di fiori dei giochi di potere leciti e secondo molti, illeciti.
La foto di gruppo (Sindaco, Assessore, consigliere e vertici della Polizia di Stato sorrentina a bivaccare in un noto locale della zona, pubblicata da un suo assessore, tirato in ballo per sospetti di falsi ed offensivi profili verso persone perbene e fuori da intrallazzi di vita vissuta al di fuori della legge, ieri pomeriggio, potrebbe avere una chiave di lettura o meglio un messaggio “criptato” con il suo “si pubblichi”, per chi si ostina a chiedere “giustizia”.
La successiva pubblicazione da parte del profilo falso (ancora per poco malgrado i tentativi di depistaggio) di un’altra foto offensiva della dignità di persone per bene, non censurata, ne è la riprova, nascondendo, tra le righe un messaggio di sfida e di potere.
Allora sorge spontaneo un messaggio ai vari portavoce di chi non ha voce, a chi nel quotidiano segnala irregolarità nella gestione della Cosa pubblica, a chi si ostina a chiedere lumi sul famoso “cappotto” del conservatorio Santa Maria delle Grazie, sul nuovo bando delle Biglietterie ( una in un lacale non a norma continua vergognosamente a funzionare) sul “muro del pianto” di Sottomonte, sulla “conduzione familiare” della Fondazione Sorrento, ( zio dell’Assessore Fiorentino con incarico di responsabile scambi culturali e rapporti internazionali e la sorella Giovanna dipendente di un ufficio turistico informativo “per grazia di Dio e volontà della nazione”, lautamente retribuita, dei contratti tra il comune e la società partecipata “Pensisola Verde”, al contratto d’appalto della società Adriani Tributi.
Re Coppola certamente continuerà incontrastato a regnare indisturbato, dilapidando il tesoretto (oltre sei milioni di euro) solamente dalla tassa di soggiorno fra prebende varie, ad amici e “nemici” organizzatori di “feste, farina e forca” (sulla scia di re Ferdinando di Borbone) con intoccabilità totale.
Michelangelo Scannapieco “reo” di aver sparato tre mortaretti per festeggiare la “liberazione” al comune sorrentino subì un processo lampo dopo la solerte denunzia del locale Commissariato. Due pesi, due misure.
Delle sue obiettive e sacrosante denunzie sul malaffare sorrentino, aspetta, così come gran parte dei sorrentini, che qualcosa si muova e che finalmente la Procura dica la sua, anche sconfessando se e il caso, quanto da lui segnalato nel quotidiano.