Omelia nel trentesimo anniversario della morte del Canonico Teologo
Don Angelo Grieco
8 ottobre 2021
CHIESA DI SANTA MARIA DELLA MISERICORDIA Massa Lubrense
Don Francesco Saverio Casa, Rettore della Chiesa di San Paolo a Sorrento prete di strada e sacerdote d’altri tempi, prova ancora una volta a ricordare e fare memoria religiosa di un sacerdote massese, don Angelo Grieco, nel trentennale della sua scomparsa.
Chi ha avuto, tra i più anziani di noi la fortuna di aver conosciuto don Angelo, ne ricorda la semplicità d’animo ed il rigore culturale di uno studioso appassionato, di un attento ricercatore che ha saputo trasmettere ai propri concittadini l’amore per la Chiesa ed i suoi Santi.
Governare l’uomo, la più complessa delle creature, mutevole come un camaleonte è l’arte delle arti e la scienza delle scienze.
“Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro” .
Quanto più uno è grande, tanto più profondo è il suo amore; dalla misura della sua sete di felicità si può desumere la grandezza di una personalità.
L’uomo mediocre, senza passioni o senza colore, l’uomo stereotipato, senza spiccato carattere, non è una personalità.
Personalità nel vero senso, è soltanto l’uomo che emerge dal livello comune, perché attua le qualità classiche dell’uomo, per il fatto che ha un’intelligenza acuta, sa amare di un amore più profondo e più schietto, ha una volontà più pura e più retta degli altri, in una parola l’uomo intero, profondo, vero.
L’uomo veramente normale è l’uomo classico, che ha una chiara visione dei valori e ad ogni valore dà la giusta risposta, l’uomo libero che ha intatta la forza di donarsi e di amare, ed il suo contegno esteriore non può essere una semplice vernice o una maschera, ma uno specchio veritiero dell’interno.
E l’uomo convenzionale? E’ il borghese, il quale in ogni situazione regola la sua condotta secondo il dettame dell’opinione pubblica, che impicciolisce il mondo, che tutto bagattellizza, capace di atteggiamenti servili e patteggiamenti; l’ultimo tipo di uomo che è la negazione dell’eroe, che non vuol guastarsi con nessuno, che ha un solo pensiero nella vita quello della figura agli occhi del pubblico.
Eppure ben diverso è l’uomo classico, l’uomo spiritualmente vero dunque sano che prende una posizione netta e radicale.
Don Angelo incarnava l’uomo classico, l’uomo spiritualmente vero dunque sano,
l’uomo che conosce il mondo nei suoi veri rapporti gerarchici; colui che si trova di fronte alla Verità che è Cristo nella sua interezza, e non solo di fronte alla verità dell’uomo e del mondo.
Carissimi, la saggezza è la sapienza della croce per la quale la vittoria è come
nascosta nel fallimento. Ogni regno diviso in sè stesso va in rovina e una casa cade sull’altra.
“Il teologo è un credente, che ha esperienza di Gesù Cristo e ha scoperto che senza di lui non può vivere. Il compito del teologo è di discernere, riflettere su cosa significhi essere un cristiano di oggi, perché solo la via del Vangelo permette di allontanare una grande tentazione: quella che consacra tutte le novità, tutto ciò che ha un nuovo gusto per relativizzare poi la saggezza” (Papa Francesco).
Ogni cristiano oggi è un soldato, il soldato di Cristo.
Le nostre fedeltà sono cittadelle, siamo tutti degli isolotti sbattuti in una immensa tempesta e le nostre case sono tutte fortezze nel mare. Niente è più bello della fedeltà nella prova, niente è più bello del coraggio nella solitudine. Il mondo ha bisogno di santi dotati di genio, come una città appestata ha bisogno di medici. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde.
L’umiltà è il primissimo tra i segni della vocazione. Al prete superbo la Chiesa e le
anime interessano poco, gli preme avanzare, salire, essere promosso, a questo aspira il suo animo orgoglioso: il mio posto è assicurato, il mio onore è salvo, questo mi basta.
Se non si è umili, si è ipocriti. Se non si è umili, non si avrà la pace del cuore: di qui nascono ansie, trepidazioni, invidie, e poi delusioni, contraddizioni, umiliazioni.
Il cuore del superbo è un oceano le cui tempeste non conoscono tregua, mai. Quando non si cerca di piacere agli uomini, né si teme di dispiacere ad essi, si trova allora la pace, perché se non si è umili, non si è nemmeno santi.
Il cuore impetuoso e vendicativo anche se fornito delle migliori doti, non guadagnerà al cuore di Cristo nessuno; la terra dei cuori umani si conquista, si possiede, si domina per mezzo della mitezza.
“I più umili uffici ci sembreranno superiori ai nostri meriti, non aspireremo a salire, non invidieremo chi sale, non muoveremo lamento contro il superiore che non ci promuove, come bambini saremo i primi nel Regno di Dio” (Giovanni XXIII).
Carissimi, se Gesù non fosse il Cristo, non sentiremmo che un vuoto immenso nelle cattedrali; sì il cattolicesimo senza Cristo sarebbe un guscio vuoto, curiosamente lavorato; la Croce senza il Verbo di Dio non sarebbe nulla più che una forca. Ora la suprema dignità dell’uomo è riposta nella sua capacità di adorare e glorificare Dio.
Una persona non potrà mai essere buona se non vuole il bene, se del bene non gioisce, se il bene non ama; non può diventare santa senza adorare Dio, senza amare Cristo e piegare le ginocchia davanti a Lui.
Nell’amore e nell’adorazione di Dio consiste la nostra santificazione, e l’essenza di ogni santità consiste appunto nel fatto che Cristo riviva in noi.
Il cristiano si guarda attorno in cerca di aiuto: ciò che una volta lo avvolgeva come un abito che forniva protezione e calore è scomparso, ed egli si sente penosamente nudo.
Si sente come un fossile di epoche tramontate.
Quanto meglio l’orante impara a pregare, tanto più il suo cuore diviene
disinteressato. Egli deve fare una singolare scoperta, che inizialmente lo sorprende e quasi gli riesce insopportabile: ciò che egli considera come sua privata cameretta silenziosa, dove riteneva di comunicare con Dio nella più completa solitudine, ha pareti soltanto verso il mondo ma non verso il cielo.
Nell’Apocalisse tutto avviene in cielo e sulla terra come in una grande sala pubblica.
Le preghiere dei santi, visibili ad ognuno, sono prese dagli angeli e salgono come incenso dinanzi al trono di Dio. Non c’è nulla di privato. Quanto più un amore è intimo, personale, tanto più è pubblico nel regno di Dio, tanto più ognuno vi ha diritto. Non soltanto il pavimento celeste è di cristallo trasparente, ma anche tutte le pareti.
Nella casetta di Nazareth, ognuno ha accesso al cuore della Vergine, anche le persone dalle scarpe sporche e dagli abiti cenciosi che non mandano affatto odore di gigli.
Qui i cristiani hanno ancora da imparare, sotto il manto di colei che è Madre di
Misericordia.