(di Antonino Fattorusso) – Quando si ha il piacere di parlare con Massimo Fiorentino, si ferma il tempo, anzi si ritorna indietro, in un viaggio che ti porta a ripercorrere tradizioni, usanze, costumi, processioni, storia che appartiene alla nostra Sorrento. Lui e un uomo che lascia la ” traccia storica” per non dimenticare.
Da anni prepara a casa sua il suo Sepolcro Casalingo e ogni anno c’è un “pezzo in più “.
Quest’anno la Pasqua la troveremo ancora nei nostri cuori, con nostalgia,
se quello che abbiamo a Sorrento per mantenere viva questa forma di antica devozione che viene dalla tradizione I Sepolcri.
Una volta in quasi tutte le case di Sorrento si poteva trovare un mobile, importantissimo per la sua funzione, dal nome dialettale strano “Lo scarabattolo”.
Una specie di teca, una vetrina, o una campana di vetro, nella quale, a secondo del periodo dell’anno, venivano esposti santi, statuette, o presepi, diventando una sorta di altarino domestico, intorno al quale tutta la famiglia si ritrovava.
In quello di Massimo ci trovi il Cristo Morto con sua madre Maria Addolorata, il gallo che cantò tre volte quella notte, la troccola che si usava nelle processioni tempo fa, il “Memento mori” quel teschio che ci ricorda che devi morire,
i chiodi e la tenaglia per potenziare quel dolore, il e infine i ceri preparati con la cera vergine.
In questi giorni prepariamo e accendiamo la “luce della speranza”, quella che tutti aspettiamo, ma che ognuno di noi prega per festeggiare la nostra Pasqua, che significa andare oltre.
Buon “cammino processionale” per tutti, di preghiere, di fede ma soprattutto di speranza.
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