IL RICORDO DI EDUARDO DE FILIPPO A CENTOVENTI ANNI DALLA NASCITA

IL RICORDO DI EDUARDO DE FILIPPO A CENTOVENTI ANNI DALLA NASCITA

IL RICORDO DI EDUARDO DE FILIPPO A CENTOVENTI ANNI DALLA NASCITA

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Felicio Izzo, preside del Liceo dell’Arte e della Comunicazione “Giorgio de Chirico” di Torre Annunziata, irrequieto e fecondo uomo di cultura dei giorni nostri, ci ricorda il centoventesimo anniverario della scomparsa di Eduardo De Filippo ( il figlio Luca espose sue foto subacquee anni fa in una prestigiosa mostra nei locali del Liceo torrese), con un suo originale pensiero.

“A noi che il presepe non lo facciamo più, ma solo perché se ne occupano i figli.
A noi che tutte le volte che usiamo i puntini “sospensivi” – che sono tre – pensiamo che dicono tutto, perché “ si recitano, i sospensivi!”
A noi che ci commuoviamo quando sentiamo che i figli – come i morti – sono tutti “eguali”.
A noi che, pur in ammirazione delle raccomandazioni, non abbiamo mai fatto il caffè con il “coppitiello”.
A noi che Luca, il figlio, l’abbiamo conosciuto, ospitato e onorato.
A noi che abbiamo riso della magia che trasforma il colombo in pollastro, e compreso che la vera “grande magia” è l’anima umana, immensa e miserabile.
A noi che conosciamo a memoria tante sue battute, le stesse che abbiamo inoculato, come un vaccino, ai parenti lombardi nelle serate natalizie.
A noi che non potremo mai dimenticare che “buatta” è un francesismo.
A noi che abbiamo vissuto tante nottate e tutte sono passate.
A noi che abbiamo scoperto che i fantasmi possono essere desideri malvagi.
A noi che abbiamo dimenticato sia stato anche senatore ma solo perché non rinunciò al suo nome, singolo e assoluto: Eduardo.
A noi a cui continua a far paura, più di ogni altra categoria umana, il fesso.
A noi, eterni genitori e figli, che vorremmo trovare o aver trovato, il tempo per dire “Si te parlo, me parlo / si te veco, me veco…”.
A noi che sappiamo che la disgrazia non manda telegrammi.
A noi per cui Eduardo è tutte le stagioni della vita. La capacità di incantarsi, dell’infanzia, e di sorridere. L’ostile e vorace supponenza della gioventù. Il confronto costante della maturità, con la sua quieta serenità senza rimpianti o rimorsi. La docile disponibilità al ricordo della vecchiaia. E l’amara dolcezza dell’accaduto riassunto in un momento, che la tarda età propone,
A NOI. PER NOI, l’ultima commedia di Eduardo è quella che noi scriviamo e viviamo ogni giorno. E sempre da protagonisti. Ognuno con il suo talento”.


Gaetano Milone

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