Primo Maggio – Festa del lavoro
( di Felicio Izzo) – E se l’attività lavorativa, vera e unica, fosse il pensare; e l’autentica ed esclusiva “fatica” – come si dice da noi – il pensiero? Allora la festa del lavoro sarebbe lo “stare senza pensieri”. Ma non nel senso di una formula che una serie televisiva ha reso celebre. Quanto in quello di vuoto pneumatico che neanche nel sonno sperimentiamo o riusciamo a immaginare.
Allora l’horror vacui sarebbe un dispositivo di salvezza e il vuoto – il nulla nella meccanica quantistica – il nuovo giardino dell’Eden. Del resto non definiamo “vacanza” un progetto di felicità, una condizione o uno stato d’animo, ricorrentemente auspicati?
Nei tempi che stiamo vivendo ogni cosa ha assunto un significato oltre la sua evidenza trasformandosi in metafora di qualcos’altro, addirittura in misura di un probabile futuro. Tutto ciò ha reso e rende sempre più veritiera quella poetica definizione dell’uomo quale essere “fatto della stessa sostanza dei sogni”. Così in questo stesso, inaspettato, intervallo anche la bellezza ha smesso di essere un sentimento per farsi nostalgia, utopia, aspirazione. Al punto che la vita sembra essere diventata un immenso gioco di ruolo e la storia il registro cifrato di un “caporale” al servizio di un imprenditore poco attento alla sua forza lavoro, al suo sacrificio, ma, anche, in tutta lodevole verità, alle ragioni del profitto.
Perciò diciamo al Gran Signore Barbuto di riattaccare la spina. Anche se su un monitor, abbiamo bisogno di lavorare. Anche solo per pensare. E forse distrarci.
Se non è sogno. Sarà memoria.
BUON PRIMO MAGGIO
SERENA FESTA DEL LAVORO