Liceo dell’Arte e della Comunicazione
“Giorgio de Chirico”
Aula magna- Auditorium
“SCULTURE & DISEGNI”
Intelligenza artificiale. L’incubo di un robot messo paurosamente a punto, come si dice di una macchina, nell’ambito della creatività. Se ne è discusso molto nelle sedi deputate (a Milano e altrove) relativamente al senso economico: non del valore venale ma di quello percettibile con i sensi aperti schematizzato o meno dalla storia dell’arte. Al tempo di Walter Benjamin lui era al riparo da questo incubo. Si poneva però il problema della ‘riproducibilità dell’opera d’arte’. Ho pensato questo sempre più convincendomene nelle occasioni in cui ho avuto davanti agli occhi le opere di Salvatore Nuzzo. Sappiamo come Benjamin affrontò il tema, stava nel contempo scrivendo il saggio sul Dramma Barocco Tedesco. Siccome il pensiero evolve indipendentemente dai compartimenti stagni (ne esistono ancora) tra arte ed arte possiamo, riferendoci a quei testi, che qualcosa circola come un leit-motive, la cui frequenza e li congiunge sotterraneamente: l’arte intorno a cui Benjamin discettava a proposito della sua riproducibilità (e quindi circolazione) è in quei testi quella esposta alla visione. Dipinti, disegni, guaches…Quindi abbandoniamo la riproducibilità e passiamo ad un procedimento che sarebbe a monte del processo. Quello creativo. Tu carichi, dai la carica come ad un orologio al robot e quello sforna le sorelle minori delle Demoiselles d’Avignon. Può l’artista ‘suggestionarsi’ ma non creare dal nulla. L’accensione dell’idea è motivata dal fattore tempo (quello cronologico); di quell’assemblare Nuzzo, diciamo, elementi disparati – persino tattili – non collocabili in un tempo storico; per dirla semplicemente arte creata o dissepolta ma che indipendentemente dalla cronologia produce, genera una ‘emozione’ non prospettica relativamente al tempo: lontananze oppure l’attualità…Scrivevo quanto l’esposizione dell’opera di Salvatore Nuzzo si rispecchi nel senso alto del celebre verso del poeta Alfonso Gatto, il piacere fisico di ritrovarla puntualmente all’altezza dei gridi. Come non essere così riconoscenti e grati a questo artista perseverante nel cogliere l’essenza degli esseri e delle cose, del naturale e dell’immaginario prescindendo dalla dimensione passato/presente e accampandosi invece nel perenne.
Fauno, cavallo, donna, pulcinella, angelo…Tutto scorre disperdendo nella corrente i sedimenti indispensabili, per chi ha il pregiudizio di giudicare l’evento creativo in un ambito contrassegnato dalle lancette di un orologio, dai foglietti a perdere del calendario. E’ per Salvatore Nuzzo la festa di inventare dal ‘nulla del reale’ dipingendolo, disegnando, scolpendo, modellando ceramiche e plastiche: la perennità della categoria delle estetiche cinetiche per quanto immobile sia nella clessidra la polvere segnatempo.
Vanni Ronsisvalle