TORRE ANNUNZIATA: AL LICEO de CHIRICO SI PRESENTA GIOVEDI’ 13 IL LIBRO “L’IGNORANZA DEI NUMERI” STORIA DI MOLTI DELITTI E DI POCHE PENE

TORRE ANNUNZIATA: AL LICEO de CHIRICO SI PRESENTA GIOVEDI’ 13 IL LIBRO “L’IGNORANZA DEI NUMERI” STORIA DI MOLTI DELITTI E DI POCHE PENE

TORRE ANNUNZIATA: AL LICEO de CHIRICO SI PRESENTA GIOVEDI’ 13 IL LIBRO “L’IGNORANZA DEI NUMERI” STORIA DI MOLTI DELITTI E DI POCHE PENE

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Giovedì  13  FEBBRAIO 2020 ore 10:30

Liceo dell’Arte e della Comunicazione

“Giorgio de Chirico”

Aula magna- Auditorium

Presentazione del libro
“L’ignoranza dei numeri
Storia di molti delitti e di poche pene
di Francesco Paolo ORESTE
Ne parlano con l’autore

Felicio IZZO–Preside Liceo dell’Arte e della Comunicazione “Giorgio de Chirico”

 Clelia DI PALMA – Docente di materie letterarie

Le alunne e gli alunni del Liceo 
Incontro con l’autore. Francesco Paolo Oreste
L’ignoranza dei numeri – Storia di molti delitti e di poche pene
Il genere del giallo – in tutte le sue varianti e sfumature (noir, poliziesco, detective
story…) – affonda le sue radice nella tragedia greca. Non c’è uno “scioglimento” più
spiazzante dell’Edipo re. E un giallo ha la sua caratterizzazione diegetica più forte
nella capacità di mascherare, dissimulare, nascondere la soluzione, l’individuazione
del colpevole.
Così è anche per questo libro. Ma ciò che muove l’ispettore Romeo Giulietti, nella
sua indagine, non è tanto la volontà di giustizia quanto quella di verità. Anzi, la sua
missione è quella di far coincidere verità e giustizia, di far convivere nella medesima
figura Antigone e Creonte. Ancora la tragedia, quindi!
E il collante è la sua anima, il suo modo di essere, la forma plasmata dalla sua
esistenza. La sua storia di solitudine necessaria ma affollata di poeti, resa dolce e
dolorosa da un amore perduto, da un inconfessato desiderio di lasciare al buio
luminoso degli occhi chiusi le infinite possibilità di vita, dal suo dialogo muto col
mare, ogni volta che il silenzio sembra farsi insopportabile, anche ad un cuore come
il suo.
Perché se la violenza è la grammatica della vita, è l’amore, per Romeo Giulietti (vi
ricorda qualcosa, il nome?), che ne costituisce il codice, il cifrario che quella
grammatica governa, quella vita interpreta e comprende. L’amore, il sentimento,
capaci di manifestarsi, anche in un solo bagliore, in ognuno, in tutti gli esseri. Come
un fiore sbocciato nelle crepe dell’asfalto. E anche se fosse un’erbaccia, come si dice,
sarebbe pur sempre Vita che il sole alimenta e lo sguardo umano, anche quando è
distratto, non può che ammirare.
Del resto se il male fosse concentrato sarebbe semplice estirparlo. Il mondo
diventerebbe un paradiso, ma il paradiso, anche nella sua forma terrestre non può
che durare poco. Invece il male fa parte della vita, di tutte le vite, e tutte, tutte
insieme non si possono strappar via. È un antidoto per consentire la perpetuazione
della vita, un meccanismo di difesa e di protezione. Come i motori marini, come
l’interruttore che scatta nei contatori.
Per questo l’ispettore Giulietti non crede nei numeri. O meglio sa che dicono la
verità, forse la più inoppugnabile possibile. Ma sa che proprio per questo è la meno
umana, la meno adatta alla condizione umana. La sciarada dei titoli dei capitoli che
riportano cifre da ricercare al loro interno è una versione nobile
dell’autoreferenzialità, un espediente formale più denso di un teorema, più
prescrittivo di un articolo di legge.

Gaetano Milone

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