Sono un grande successo in ogni città d’Italia le tappe del booktour del primo saggio della popolare giornalista-scrittrice Annarita Briganti, “Alda Merini. L’eroina del caos” (Cairo edizioni), un “libro speciale”, come dichiara la stessa autrice, che le sta dando soddisfazioni straordinarie, è finalista al prestigioso Premio Nabokov per la saggistica e la vogliono dappertutto, la chiamano dalle scuole di tutta Italia, e anche dall’estero, oltre che nelle librerie, le rassegne e le manifestazioni culturali. Addirittura, ha ricevuto l’immane emozione di un biglietto di encomio del Presidente Sergio Mattarella. Anche la città di Sorrento si è inchinata al fascino del prezioso testo, affollando la Libreria Tasso il 20 gennaio, quando Annarita Briganti è stata accolta, nell’ambito della rassegna VINcontro, che prevede la degustazione di vini idealmente abbinati al libro della serata, scelti dal sommelier Giuseppe Reale della risto-enoteca Decanter, dal sentito abbraccio della città, assieme ai titolari, Stefano Di Mauro e Angela Cacace, al giornalista Luigi D’Alise che ha moderato l’incontro, a Margherita Liccardi con l’associazione che presiede, Le Amiche del Museo Correale. Il libro è una biografia raffinata ed emozionale dell’immensa poetessa, anzi della “poeta” come amava definirsi, attraverso uno sguardo originale e profondo, carico di sfumature nell’introspezione della psicologia del personaggio e sottile nel coglierne i dettagli della vita, come solo un’intellettuale lucida e perspicace quale la Briganti poteva fare. Ne viene fuori un ritratto vivido e inedito della incredibile “ape furibonda”, “indocile” e ribelle (bambina, per fare dispetto alla madre autoritaria e ossessionata dal decoro della famiglia, si vestì di stracci e andò a chiedere l’elemosina per strada). Una donna sempre sopra le righe, che ha combattuto con i suoi scritti, e col la sua stessa vita, contro ogni forma di convenzione e di ipocrisia. Annarita racconta la storia della Merini immergendosi nel suo spazio vitale e temporale, per le strade di Milano, tra le pareti della sua casa di Porta Ticinese, vicino ai Navigli a lei così cari. La Merini nacque a Milano il 21 marzo 1931 (“Sono nata il ventuno a primavera/ ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle/ potesse scatenar tempesta”). Secondogenita di tre figli, era di famiglia di condizioni modeste ma con un padre colto e attento che le insegnò l’amore per i libri. Ragazza sensibile, timida, melanconica e assetata di conoscenza, paradossalmente fu rifiutata dal Liceo Manzoni perché non superò la prova di Italiano! Ma spinta da Giacinto Spagnoletti, l’illustre critico letterario, poeta e romanziere del ‘900 che è stato il suo scopritore, esordì come autrice a soli 15 anni. Dopo aver già subito un primo ricovero in una clinica psichiatrica a soli 16 anni per disturbo bipolare, e già con tante poesie all’attivo, si sposò a 22 anni col primo marito, che le diede le quattro amatissime figlie, nate tra poesie indimenticabili e nubi della mente, ricoveri in manicomio e scritti profondi. A 50 anni suonati, restata vedova, si risposò col poeta e medico in pensione Michele Pierri. Il successo, i premi che la consacravano tra i grandi letterati contemporanei, i riconoscimenti di critica e pubblico non la salvarono dall’abisso della malattia mentale. Un tumore osseo la stroncò all’età di 78 anni. La vita turbolenta tra amori appassionati e disperata solitudine, lo sfondo di un’Italia in tumultuoso cambiamento, la guerra mondiale, la democrazia nascente, l’emancipazione femminile, Alda Merini incarna alla perfezione l’ideale dell’Artista maledetto, in cui versi e vita si intersecano in un mix potente e inscindibile (“Più bella della poesia è stata la mia vita” è il titolo di un suo lavoro multimediale). Nel libro della Briganti, grazie ad affascinanti ricostruzioni dell’epoca e a molte preziose interviste – agli amici, ai colleghi artisti, al fedele fotografo, alla figlia Barbara e a tanti altri – le voci di chi l’ha conosciuta bene si uniscono a quella dell’autrice per raccontare gli aneddoti, i pensieri e i retroscena di una vita inimitabile. Commenta Luigi D’Alise: “Alda Merini è, probabilmente, la firma femminile più saccheggiata della poesia italiana. I suoi versi, i suoi aforismi campeggiano sui social, sui muri e chissà in quante lettere d’amore, spacciati per propri da amanti desiderosi di fare colpo. La sua storia si intreccia a doppio filo alle vicende della sua epoca, decenni in cui cambiava il ruolo delle donne, e con loro l’Italia. A lei è dedicato un saggio di Annarita Briganti che abbiamo presentato, davanti ad un foltissimo pubblico venuto ad ascoltarci: perché la poesia, nonostante tutto, è ancora un anticorpo contro il dilagare della superficialità. E le pagine di ‘Alda Merini, l’eroina del caos’, per le edizioni Cairo, non solo parlano di poesia ma sono poesia, nel loro essere sintesi e profondità. Un riassunto, intimo, della poeta? Non avrei dubbi: il cartello che campeggia all’ingresso dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano, dove fu internata, che recita: Da vicino, nessuno è normale”. Aggiunge l’assessore Rachele Palomba: “Nel corso della sua vita Alda Merini ha subito 70 elettroshock, le sono state sottratte quattro figlie, ha passato lunghi periodi in cliniche psichiatriche. Eppure, è stata una Donna che non ha mai smesso di innamorarsi, non ha mai smesso di scrivere poesie. Ha scelto la felicità, perché la felicità è una scelta, ed è la migliore vendetta verso chi ci vuole male. Proprio come diceva lei. Annarita Briganti, amica della nostra città e giornalista di Repubblica e Donna Moderna, ha scritto una stupenda biografia presentata da Le Amiche del Museo Correale a Sorrento. Una storia di umano disordine, sollevato dalla poesia e dall’amore di una donna geniale. Una lettura che potrà essere d’esempio e forza, per tutte le nostre sfide, presenti e future”. Un messaggio importantissimo, quello del libro e della Merini stessa. Perché, come scrive proprio Alda Merini, “i poeti sono tappeti che ci fanno volare oltre la realtà”.
Testo: Carlo Alfaro
Foto: Mda set comunications di Lina e Michele De Angelis