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EPIFANIA: LA PROPIZIATORIA E "DOLCE" TRADIZIONE STORICA DELLA PRIMA PASTIERA DELL'ANNO. - WEB GIORNALE INDIPENDENTE

EPIFANIA: LA PROPIZIATORIA E “DOLCE” TRADIZIONE STORICA DELLA PRIMA PASTIERA DELL’ANNO.

EPIFANIA: LA PROPIZIATORIA E “DOLCE” TRADIZIONE STORICA DELLA PRIMA PASTIERA DELL’ANNO.

EPIFANIA: LA PROPIZIATORIA E “DOLCE” TRADIZIONE STORICA DELLA PRIMA PASTIERA DELL’ANNO.

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Epifania: In Campania si degusta la prima Pastiera dell’anno.

Forse non tutti sanno che la prima Pastiera dell’anno si mangia non a Pasqua, ma il 6 Gennaio, il giorno dell’Epifania. Questa giornata è nota anche con il nome di Pasqua Epifania, e simboleggerebbe la preannunciazione della resurrezione di Cristo.

Una leggenda cattolica, inoltre, racconta che i suoi ingredienti rappresentino la rinascita di Gesù e degli uomini: la ricotta bianca simboleggia la purezza, le uova la rinascita, mentre invece la decorazione di pasta frolla rappresenterebbe la Croce.

La leggenda della Sirena Partenope
C’è tuttavia una leggenda molto più antica che racconta della Pastiera e dei suoi simboli.

Si dice che, quando Neapolis fu fondata, i napoletani godessero del canto della sirena Partenope. La sirena allietava con le sue melodie e i suoi gorgheggi, che dall’isolotto di Megaride -dove oggi sorge Castel dell’Ovo – raggiungeva tutte le parti della città.

Per ringraziare la sirena del suo canto, la popolazione che ne godeva decise di incaricare sette fanciulle, le più belle della città, di portarle sette doni, ognuno dei quali aveva un significato ben preciso:

La ricotta, che venne offerta dai pastori, che simboleggiava l’abbondanza;
La farina, portata da coloro che vivevano nelle campagne, che rappresentava la ricchezza;
Le uova, simbolo di fertilità, vita e rinascita;
Il grano cotto nel latte, rappresentante l’unione del mondo animale e quello vegetale;
I fiori d’arancio, che profumavano come tutta la città e tutta la Campania;
I canditi e le spezie, simbolo dello spirito d’accoglienza dei napoletani, che accettavano esponenti di culture, città e religioni diverse;
Lo zucchero semolato, dolce come il canto dell’amata sirena.
La sirena fu così felice nel ricevere l’amore e i doni della città che decise di condividerli con gli dei: per questo s’inabissò nelle acque del golfo di Napoli e depose i sette regali sul suo fondale. Gli dei, colpiti dalla generosità di Neapolis e dalla qualità dei doni, con questi ingredienti crearono un dolce sublime, dolce e profumato: la Pastiera.

La Pastiera è Neapolis
Non solo gli ingredienti, ma anche la decorazione in pasta frolla della Pastiera ha un senso; il dolce dovrebbe essere infatti decorato con sette strisce di pasta frolla, quattro in un senso e tre nell’altro.

Questo disegno rappresenta la planimetria del nucleo più antico della città, di Neapolis: osservando una cartina di Napoli, ancora oggi possiamo scorgere i tre Decumani e i Cardini che li attraversano in senso trasversale.

La storia della Pastiera
Come si può capire dalle leggende che lo riguardano, questo dolce è davvero antico.

La Pastiera era nota anche in epoca romana, quando le sacerdotesse di Cerere portavano questo dolce come offerta sacrificale agli dei per l’arrivo della primavera.

Le sacerdotesse portavano la Pastiera, insieme a dei cesti con uova e fasci di grano, per tutta la città, in una processione: ancora oggi possiamo vedere a San Gregorio Armeno un bassorilievo in cui è ritratta una delle sacerdotesse di Cerere con le offerte tra le braccia.

Non a caso, furono proprio le suore di San Gregorio Armeno a far sopravvivere la ricetta della Pastiera durante gli anni del Medioevo, aggiungendo agli antichi ingredienti quelli utilizzati ancora oggi: ricotta, acqua millefiori e spezie orientali. Il loro monastero sorgeva proprio lì dove sorgeva il tempio di Cerere.

La regina che non sorride mai
La Pastiera sopravvisse ai secoli ed arrivò fino al regno dei Borbone.

Si narra che fosse particolarmente apprezzata dal re Ferdinando II, ma non per il suo gusto: pare infatti che la Pastiera fosse l’unica cosa in grado di far sorridere la moglie, la regina Maria Teresa di Savoia.

La donna aveva sempre un’espressione triste, al punto da essere nota come “la regina che non sorride mai“. Pare che Ferdinando II, quando per la prima volta Maria Teresa assaggiò la Pastiera, avrebbe addirittura dichiarato:

Per far sorridere mia moglie ci voleva la Pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo.

La prima Pastiera napoletana
La Pastiera è per Napoli senza dubbio un dolce speciale: è un dolce magico, divino, donato ad una sirena e creato dagli dei del mare; rappresenta la primavera, divinità nuove ed antiche; è un ritratto della città e fa sorridere le regine più austere.

Non ci resta che assaggiarla di nuovo, ancora una volta, domani, quando verrà sfornata la prima Pastiera dell’anno.

Redazione

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