Appuntamenti. Martedi 13 agosto a Villa Fondi alle 20,30 c’è il Cineforum Endas! Ospite Anna Maria Gargiulo

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Martedi 13 agosto alle 20,30 imperdibile appuntamento con lo storico Cineforum del Circolo Endas Penisola sorrentina onlus, sezione Associnema, sulla terrazza mozzafiato di Villa Fondi a Piano di Sorrento. Giunta al ragguardevole traguardo della 36esima edizione, la Rassegna “Incontri al buio…sotto le stelle” anno 2019 vede, come di consueto, la direzione artistica di Antonio Volpe e il dibattito a cura di Carlo Alfaro e Adele Paturzo. Prezioso supporto mediatico video e foto si deve ai maestri Lina e Michele De Angelis con la loro web agency Mda set comunications. In ciascuna puntata del format, gli animatori culturali dell’Endas inviteranno sul palco uno scrittore di grido a commentare col pubblico il film presentato, confrontandolo con la propria opera letteraria, in un parallelismo vivido e articolato tra le due modalità di narrazione della realtà, il linguaggio del cinema e le suggestioni della letteratura.

Il film previsto è “L’affido-Una storia di violenza”, Francia 2017, genere drammatico/thriller sociale, durata 94′. Miriam (Léa Drucker) e Antoine Besson (Denis Ménochet) hanno divorziato in maniera feroce e conflittuale, e lottano per la custodia del figlio minorenne, Julien (Thomas Gioria), 11 anni, deciso a restare con la madre. La donna vuole proteggerlo da un padre, asserisce davanti al giudice, violento. Viceversa, Antoine si piange addosso senza lacrime, e convince il magistrato: l’affido è congiunto. Non è, vedremo in una escalation tremenda, la soluzione migliore: il conflitto tra Miriam e Antoine fa di Julien un tragico ostaggio, alla mercé del peggio. Antoine, aggressivo, complessato, invasato e crudele, ottiene dal miope giudice di tenere con sé il ragazzo nei fine settimana contro la sua volontà. Il figlio, con silenzio e determinazione, vorrebbe proteggere la madre dalla violenza fisica e psicologica che l’ex coniuge le infligge. Invano, perché l’ossessione di Antoine è più forte di tutto e volge in furia cieca rendendo la vita della donna e del figlio un inferno. Il bambino scopre progressivamente la miseria del vuoto intorno a lui. Vuoto di sensibilità, di intelligenza, di amore che gli soffoca il domani, la possibilità di respirare e crescere. Julien diventa il testimone sensibile e disperato della assurdità degli adulti. L’affido affronta senza compiacenza l’abuso domestico e i comportamenti coercitivi esercitati da un padre (e un marito) per controllare emotivamente il nucleo familiare da cui è stato estromesso. Un film che parla di violenza con la delicatezza di non farla mai vedere. Il film rappresenta l’esordio al lungometraggio del francese classe 1979 Xavier Legrand, un regista di notevole talento. Grandi attori, regia millimetrica, storia tosta e racconto misurato, è tra le cose migliori viste nel grande Concorso della 74esima Mostra di Venezia, da cui è uscito come meglio non avrebbe potuto: Leone d’Argento per la regia e, assegnato da un’altra giuria, Leone del Futuro, ovvero migliore opera prima. Ha anche vinto il Cesar 2019 come Miglior film francese.

A discutere col pubblico, un’intellettuale che rappresenta una pura eccellenza della Penisola sorrentina e con la sua voce poetica ne porta alto il nome nel mondo: Anna Maria Gargiulo. Poetessa finissima dell’animo femminile e della sofferenza delle donne, nessuna più di lei poteva presenziare ad un film che ha nel dolore di una donna e una mamma il tema centrale. A Catanzaro, il 3 agosto 2019, Anna Maria è stata premiata tra i 5 finalisti selezionati in tutta Italia per il Premio Alda Merini della prestigiosa Accademia dei Bronzi, presieduta da Vincenzo Ursini, con la sua lirica “Equinozio d’autunno”, con la motivazione: “Sul palcoscenico di miti immortali, l’equinozio d’autunno è vissuto dalla poetessa come un vento che soffia sulle vele delle sue emozioni e la sospinge verso il suo autentico Sé”. Il premio Alda Merini è oggi uno dei più seguiti concorsi letterari italiani riservati alla poesia inedita. Anna Maria Gargiulo è attualmente in libreria con “Dove cadono le rondini” (Il Convivio ed.), dieci racconti, di specchiata bellezza, che si dipanano come una metafora della vita di una donna, in un percorso di crescita interiore dall’infanzia all’età adulta. Già il titolo é una splendida metafora, dove le rondini diventano simbolo della vita e della morte, delle speranze e delle cadute, e spunto per una meditazione profonda sulla beffarda parabola dell’esistenza, che si declina quale un volo che non durerà per sempre. Il libro trabocca di ricordi d’infanzia intrisi di magia, incantesimo e infinita malinconia, indelebili legami familiari, conoscenza del mondo attraverso la bellezza della natura, scoperta della durezza della realtà che spezza l’incanto dell’infanzia, solitudine e alienazione dal mondo, sensibilità e dolore, amore e amicizia, crudeltà e speranza.

 

Carlo Alfaro

Carlo Alfaro

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