(di Orsola Miccio) – Non a caso Raffaele Mellino ha scelto la sua seconda casa per presentare una fantastica primizia della sua inarrestabile vita d’artista: l’Almanacco del Tango”. Un tributo di un cultore del bello, di un innamorato di tutto quanto di storia e leggenda la sua amata terra d’origine gli ha trasmesso, al LiceoArtistico Musicale Grandi, fucina d’artisti che da sempre, concorrono a trasferire memorie ed emozioni nel mondo intero attraverso le fattezze dei propri capolavori. “Presento l’Almanacco del Tango nella mia scuola – scrive Raffaele Mellino – non per vendere o esibirmi, ma per esporre il mio pensiero sulla didattica dell’arte”. Ed ancora, quasi a scusarsi di aver invaso un segmento spesso riservato ai “grandi” dell’arte: “Mi chiamo Raffaele Mellino, dedico questo lavoro ai miei genitori nati a Buenos Aires. Mio padre e mia madre ballavano il Tango “emigranti di ritorno”. Io da sempre lo amo, lo ballo, lo dipingo”. Nella prefazione alla originale pubblicazione Raffaele spiega di “aver tentato di dare un’anima agli artisti del tango vestendoli con i segni dello zodiaco in una sfida al bello, al fantastico, all’immaginifico”. “Due le serie di disegni realizzati in tempi e stati d’animo diversi: le stelle del tango ricche di inserimenti iconografici e simboli paesaggistici la prima e, riferimenti alla mitologia ed al nostro antico ed incontaminato ambiente che ancora oggi trasferiscono emozioni, il secondo”. “Nel prossimo almanacco – scrive ancora Raffaele Mellino, verrà data voce alle piccole-grandi storie di quanti, partiti dai paesi d’origine, si sono recati in terre nuove alla ricerca di una possibilità”. Un messaggiod’amore ai vecchi emigranti, un invito a raccontare le proprie storie vissute per non perdere la memoria”. I testi sono stati curati da Franco Mastellone, Assunta Avagnale, Tiziana Antonucci, Rosanna Ferrara, Fata Spinelli, Cristina Grifone; i disegni da Raffaele Mellino; il progetto grafico da Ulderico Marone; i maestri di Tango Yanina Quinones e Meri Piliu.
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