Mercoledì 16 gennaio, la comunità di Casarlano festeggerà solennemente il santo vescovo Valerio: alle 19,30 la messa in onore del compatrono sorrentino sarà celebrata dall’Arcivescovo di Sorrento – Castellammare mons. Francesco Alfano, con la partecipazione della confraternita di Santa Maria di Casarlano che festeggerà, tra l’altro, il 25° anniversario della “rifondazione” con i rappresentati di tutte le congreghe sorrentine. A seguire, i festeggiamenti si sposteranno fuori dalla chiesa: con la “sagra della zucca” ci sarà l’occasione di gustare numerose prelibatezze preparate con questa verdura della stagione invernale. Per meglio prepararsi all’evento, è utile approfondire sia la figura storica di San Valerio che le antiche notizie riguardanti la confraternita di Santa Maria di Casarlano.
Secondo la tradizione agiografica, prima dell’arrivo del benedettino Antonino, a Sorrento i culti più importanti erano quelli dei quattro vescovi Renato, Valerio, Bacolo e Atanasio, che gareggiavano con il culto e la venerazione tributata ai “Santi Martiri sorrentini”, uccisi probabilmente nel corso della persecuzione dioclezianea. Proprio a proposito del passaggio dal paganesimo al cristianesimo degli abitanti della Penisola Sorrentina, Riccardo Filangieri scrisse: “ quale che sia il tempo della conversione di Sorrento, certo è che essa trovò posto nella storia meravigliosa del Cristianesimo […] forse anche prima, ma certo entro il IV sec., a Sorrento di pagano non restava più nulla e ne’ primi decenni del V sec. la città aveva già il suo vescovo […] seguirono San Renato, nella sede sorrentina […] Valerio, Atanasio e Baccolo, che divennero con quello, per le prodigiose tradizioni ieratiche, protettori della città” (R. Filangieri, “Sorrento e la sua Penisola”). Valerio, tradizionalmente raffigurato come un adolescente in paramenti vescovili (mitra, pastorale e piviale), era nato probabilmente a Sorrento nei primi decenni del V sec.: secondo l’antico “Ufficio di San Valerio” (testo della messa, con preghiere proprie e invocazioni specifiche, che si leggeva nel giorno della solennità) apparteneva alla famiglia de Apreda. Sin dalla prima gioventù, Valerio si sentì attratto dall’esperienza mistica che il monaco Renato conduceva da solo in una grotta, al di fuori delle mura urbiche: in un solitario romitaggio, tra l’incessante preghiera e la contemplazione, Valerio maturò la sua vocazione e si unì a Renato per condurre insieme l’esperienza monacale più rigida. Quando poi Renato, la cui fama era ormai nota in tutta la Penisola Sorrentina, fu “acclamato” vescovo di Sorrento (425), Valerio ne seguì il destino accompagnandolo dapprima e poi, dopo la morte del santo eremita (450), sostituendolo nella carica di vescovo della giovane ma importante diocesi sorrentina. Il governo pastorale di Valerio durò poco: ebbe forse solo il tempo di incentivare il culto verso la figura del suo antico maestro Renato e iniziare ad organizzare la vita pastorale sorrentina, perché la morte lo colse, ancora giovane e nel pieno delle sue forze, il 16 gennaio di un non meglio precisato anno, ma comunque pochissimo dopo il 450. Da quel momento iniziò la “fortuna” dei Santi Renato e Valerio, che seppelliti insieme nella zona dell’attuale cimitero, si videro dedicare la chiesa del celebre monastero benedettino di San Renato (malauguratamente demolito per far posto al cimitero cittadino nell’800): gli stessi monaci, probabilmente, ne alimentarono il culto (in seguito affievolitosi solo con l’arrivo di Sant’Antonino) e dedicarono ai due Santi un’omelia (riportata dall’Ughelli e dal Capasso) che Catello Salvati definì “una fonte agiografica che la medievalistica tiene in giusto conto sia per la familiarità con la quale i santi entravano nella vita quotidiana, sia perché in essa è possibile cogliere le reazioni che si innescano nei confronti dei gruppi etnici” (C. Salvati, “Sorrento Medievale”). Nel 1821, dopo la soppressione dell’antico monastero di San Renato, e il conseguente abbandono dell’area, mons. Michele Spinelli di Fuscaldo fece trasferire in cattedrale le reliquie dei Santi Renato e Valerio, nonché tutti i marmi e gli arredi ancora riutilizzabili: non a caso alla base del campanile del duomo spicca una piccola lastra di marmo su cui è incisa, in caratteri longobardi, la frase “ad onore Sanctorum Dei Renati et Baleri” secondo alcuni archeologi databile tra il IX e il X sec.. Nella cappella dedicata ai quattro compatroni sorrentini, il pittore Augusto Moriani dipinse un quadro, in cui San Valerio è riconoscibile perché inginocchiato e di giovane età rispetto ai Santi Renato, Bacolo e Atanasio. A Casarlano il culto verso San Valerio è antichissimo: nel casale di Casola, probabilmente sin dal’400, esisteva una cappella dedicata al Santo vescovo Valerio, di patronato di alcune famiglie del luogo, che la mantenevano, ne nominavano il cappellano e ne promuovevano il culto. Molte donazioni avevano reso questa istituzione, detta Estaurita (istituzione laicale di fondazione privata per cura e mantenimento di un luogo sacro), molto ricca, ma per non meglio specificati problemi andò nel’500 in crisi, tanto che mons. Girolamo Provenzale, nel 1608, ne decretò la sconsacrazione e la demolizione. Già dai peimi decenni del’500, però, gli estauritari di San Valerio donarono ai domenicani di Casarlano (chiamati sulla collina sorrentina a fine’400) alcune terre confinanti con il loro piccolo convento in cambio di alcuni legati molto precisi: dovevano erigersi un altare e una cappella a San Valerio, assicurare una speoltura alle famiglie degli estauritari e garantire due messe alla settimana, in perpetuo, al compatrono di Sorrento. Con la partenza dei domenicani da Casarlano (con la spinta di mons. Giulio Pavesi) e il passare degli anni, il culto di San Valerio andò sempre più affievolendosi: recentemente, grazie a don Giovanni Ferraro, originario proprio di Casarlano, il culto verso il giovane vescovo sorrentino è tornato a farsi forte, tanto che nel 2006 è stata acquistata una statua lignea del Santo, per sostituire una antica in cartapesta andata distrutta.
Per conoscere le notizie storiche sulla confraternita di Santa Maria di Casarlano vi invitiamo a non perdere di vista “Lo Strillo della Penisola”.
Continua…