SORRENTO – Oggi 27 ottottobre, con l’inaugurazione di una statua in bronzo a Sorrento, creata da uno dei maggiori artisti russi contemporanei, Aleksandr Rukavišnikov, l’Italia rende omaggio allo scrittore russo Maksim Gor’kij a 150 anni dalla sua nascita. Un omaggio, che in verità arriva con grande ritardo, soprattutto se si considera l’enorme popolarità dello scrittore russo nel nostro paese all’inizio del Novecento . Sono infatti decine le firme raccolte tra gli intellettuali italiani per la liberazione dello scrittore, incarcerato dalla polizia zarista a seguito della sua partecipazione alla rivoluzione del 1905. E, quando lo scrittore arrivò per la prima volta nel nostro paese, di ritorno da un viaggio in America, fatto per raccogliere i fondi necessari al finanziamento dell’attività illegale dei bolscevichi, trovò ad aspettarlo esponenti del partito socialista e giornalisti di tutte le testate, che nei giorni successivi descrisssero sui quotidiani ogni suo movimento. E migliaia sono le persone che si recarono a vedere Gor’kij durante un comizio organizzato a Napoli dai socialisti, tanto da costringere la polizia a scortarlo.
Considerato simbolo della lotta contro l’oppressione, Gor’kij è amatissimo dal pubblico di tutto il mondo e i suoi libri, tradotti anche Italia, riscuotono un grandissimo successo tra gli intellettuali e i lettori comuni di ogni estrazione sociale. Lo scrittore ricambierà l’affetto del popolo italiano in modo sincero e persino un po’ ingenuo, come si evince dalle sue “Fiabe italiane” in cui ci descrive come un popolo allegro, onesto e senza difetti. In Italia trascorrerà infatti circa 18 anni, prima a Capri (1906-1913) dove aprirà addirittura una scuola superiore per operai, circondandosi dei migliori intellettuali russi del tempo, poi a Sorrento (1924-1933), dove si recherà per sfuggire al nuovo governo rivoluzionario, di cui, paradossalmente pur essendo bolscevico non condivideva la politica e le idee.
All’improvviso però qualcosa cambia nella percezione della figura e dell’opera di Gor’kij nel nostro paese. Basta dare uno sguardo alla traduzione delle sue opere per rendersi conto, che tranne rare eccezioni,non vengono piu’ pubblicate, mentre i corsi universitari vi dedicano ormai scarsa attenzione. E’ vero i gusti letterari cambiano con gli anni e sono pochi gli scrittori che reggono la prova del tempo , ma nel caso di Gor’ki, le cause sono più profonde. Sul giudizio pesano prima di tutto le sue decisioni politiche. A Gor’kij non si perdona il suo appoggio a Stalin a partire dal 1928, quando dopo un lungo corteggiamento, il governo sovietico lo convince a rientrare per la prima volta in patria dopo anni di esilio prima in Europa centrale e poi a Sorrento. E’ una visita esplorativa, in cui il Grande Timoniere mette sul tavolo tutte le sue carte per convincerlo al rimpatrio: vuole sfruttare il suo prestigio internazionale per dare gloria al regime e trovare un’autorevole appoggio alla sua politica culturale. Gor’kij trova un paese cambiato, dove crede si stia finalmente realizzando il socialismo.Tornato a Sorrento, Stalin gli invia tutti gli stenogrammi con le confessioni dei cosiddetti “nemici del popolo” e lui inizia a credere che esista veramente un complotto ai danni del nuovo stato sovietico. E cosi’ decide di difendere la sua patria. E, affinchè allo scrittore non resti nessun dubbio , circa la buona fede del governo sovietico, viene organizzata persino una sua visita nel Gulag delle Solovkij, costruita ad arte: i detenuti vanno a teatro, leggono i giornali, e ogni segno delle atrocità compiute viene temporaneamente cancellato. E Gor’kij si convince: i campi sono veri e propri luoghi di rieducazione da dove si esce rigenerati. E non solo ci crede, ma purtroppo lo scrive. Il ’33 è l’anno del definitivo ritorno. Sarà celebrato come mai nessuno prima: aerei, montagne, strade e città porteranno il suo nome, ma la sua vità non sarà quella che sperava. Sono molti gli studiosi infatti che ritengono vivesse in una prigione dorata, circondato da agenti dei servizi segreti che controllavano ogni suo passo. Ma non è tutto: nel giudizio dato dalla critica pesa la falsa identificazione della sua opera con il realismo socialista, corrente letteraria creata a tavolino, di cui da sempre Gor’kij è considerato esempio e fondatore. Per decenni infatti la critica sovietica, e spesso anche quella occidentale hanno distorto la lettura della sua opera, nata e sviluppatasi all’interno del modernismo europeo, per trovarvi i segni di un realismo socialista con cui lo scrittore ha onestamente poco da condividere. I nuovi documenti a disposizione degli storici dimostrano che la definizione della nuova corrente letteraria è infatti da attribuire completamente a Stalin e non a Gor’kij.
Per riparare al danno fatto dalla critica ci vorranno molti anni, ma è proprio a questo scopo che l”Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, in collaborazione con ll’IMLI (istituto di letteratura Mondiale “M. Gor’kij”) hanno dedicato a Gor’kij, il 25 e il 26 ottobre, un convegno, a cui hanno partecipato i maggiori esperti russi e italiani. Due giorni di studio che termineranno appunto con l’inaugurazione del monumento dedicato allo scrittore russo. La statua realizzata grazie al finanziamento di Timerbulat Karimov, sindaco della storica cittadina caucasica di Plyos, verrà inaugurata con una cerimonia solenne alla presenza dell’Ambasciatore Italiano nella Federazione russa, Pasquale Terracciano, dell’Ambasciatore russo nella Repubblica italiana Sergej Razov, insieme al sindaco di Sorrento Giuseppe Cuomo e al direttore dell’Istituto di letteratura mondiale Vadim Polonskij.
(di Paola Cioni – Corriere della sera)