Secondo le ultime stime, alcune monete e banconote del vecchio conio valgono ormai una fortuna: si tratta di quelle emesse tra la fine degli anni’40 e l’inizio degli anni’80. Ma purtroppo non erano le lire trovate nel 2011 da una casalinga di Vico Equense, alla morte dell’anziana madre. La donna aveva fortunosamente recuperato 9 milioni e 600 mila lire (96 banconote da 100 mila lire) e contava di poterle cambiare in euro presso gli uffici napoletani della Banca d’Italia: un suo diritto che era stato sancito dal legislatore, infatti il governo aveva deciso di concedere ben 10 anni per il cambio di valuta (2002 – 2012). Poi il dietrofront: Mario Monti, con il “Decreto Salva Italia”, stabilì di retrodatare il termine ultimo per presentare denaro del vecchio conio agli uffici della Banca d’Italia al 6 dicembre 2011. La casalinga di Vico Equense, a questo punto, si precipitò a Napoli per tentare di salvare dall’oblio il suo piccolo tesoretto, ma senza risultati: i solerti funzionari la rimandarono in Penisola Sorrentina a mani vuote. A complicare il caso contribuì anche una sentenza della Corte Costituzionale nel 2015: il “Decreto Monti” era illegittimo e chi ne aveva fatto richiesta tra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012 poteva convertire le lire senza problemi. Ma per la nostra conterranea la Banca d’Italia oppose un nuovo, pretestuoso diniego. Solo a questo punto, la donna decise di rivolgersi alla Giustizia: assistita dal giovane e brillante avvocato sorrentino Luca Vittorio Raiola, la casalinga vicana è riuscita, nel luglio scorso, nell’impresa di piegare le resistenze di Bankitalia. Secondo la magistratura, le istituzioni (Banca d’Italia e Ministero dell’Economia) hanno tenuto verso la donna un “comportamento illegittimo” e lesivo dei suoi diritti, tanto da doverle versare una curiosa somma: 4.957,99 euro, cioè l’equivalente in lire Bankitalia si era sempre rifiutata di convertire. A dimostrare i numerosi tentativi della donna di risolvere il suo problema tra fine 2011 e inizio 2012, le testimonianze dei suoi accompagnatori a Napoli, presso la sede regionale di Bankitalia, e l’agendina personale, dove ella annotava minuziosamente le “gite partenopee” e i dinieghi dei funzionari. Alla fine si può dire che la Giustizia trionfi sempre: alla donna son rimaste le lire (quasi un ricordo di famiglia ormai) e la soddisfazione di aver vinto uno scontro da “Davide contro Golia”, grazie all’abilità dell’avvocato Raiola.
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