Con Filomena Baratto alla Libreria Tasso è festa di amici
L’amata scrittrice, poetessa, docente, intellettuale vicana Filomena Baratto torna a Sorrento, lunedi 8 ottobre alle 19,00, con alcuni tra gli amici più cari che le sono vicini da quando si è affacciata, prima timidamente, poi sempre con più forza nata dall’affermazione del suo talento narrativo, nel panorama letterario nazionale: i titolari della Libreria Tasso, Stefano Di Mauro e Angela Cacace, che ha ospitato ogni sua nuova uscita editoriale, me, Carlo Alfaro, che la modererò assieme a Gigione Maresca, organizzatore della fortunata rassegna “Sorrento poetica e romantica” diretta da Mario Pandolfi, in cui è inserito l’evento, la coppia canora più amata della Campania, Rosalba Spagnuolo e Francesco Cesarano, le scrittrici e poetesse Anna Maria Farricelli e Anna Bartiromo, il direttore di Vicoequenseonline Peppe D’Esposito. Occasione dell’ameno incontro, la presentazione del suo nuovo romanzo, “L’albero di noce”, edito da Graus Editore nella Collana Gli specchi di Narciso nel 2017. È una storia vera, la storia della madre della scrittrice, una storia che Mena ha maturato dentro di sé fin dall’infanzia. Si può dire che la Baratto si sia scoperta scrittrice per raccontare questa storia che le è cresciuta dentro. Spiega l’autrice: “E’ la storia di una bambina abbandonata nel Cilento e adottata a Vico, di un amore nato arrampicandosi sui rami di un albero di noci, di una fuga lontano dalla vergogna e dal biasimo, di partenze e di ritorni, di scelte, di solitudine, di rimpianto. È la storia di un inizio che si rispecchia nella sua fine”. La protagonista attraversa la sua vita affrontando sfide e difficoltà che mettono a dura prova la sua capacità di resistere. Tuttavia la forza e la tenacia che l’accompagnano le consentono di andare avanti, sia pure portando con sé i resti del dolore che, quando passa, non può non lasciare traccia. Filomena Baratto firma un romanzo epocale, in cui si ritrovano tutti gli elementi della vita stessa, miserie e grandezze, errori e riscatti, eventi lieti e circostanze amare, equivoci e opportunità. Mena pubblicò questa storia nel 2012, col titolo del nome della madre, Rosella, ma poi ha sentito il bisogno di riscriverla, con l’esperienza acquisita negli anni e con occhi diversi, più maturi, con un nuovo titolo che è il simbolo e l’emblema di questo racconto, l’albero che fa da sfondo alla grande storia d’amore della protagonista. La vicenda si snoda a Vico Equense negli anni ‘50/60, sulle colline tra Massaquano e San Salvatore. “Scrivere un romanzo autobiografico – ha spiegato l’autrice – non è facile come può sembrare, per le implicazioni psicologiche che comporta, ma anche la difficoltà di non scadere troppo nel personale e perdere il fine per cui la si sta scrivendo, così come le motivazioni degli altri personaggi. Mi è stato possibile farlo solo dopo la morte della protagonista, come se la sua fine avesse autorizzato a disporre della sua vita o comunque a conoscere il punto in cui la storia dovesse concludersi”. Commenta nella sua recensione su vicoequenseonline Peppe D’Esposito: “E’ la storia vera di una donna, di una famiglia, di un luogo, nel periodo degli anni 50 e 60, lo stesso del benessere economico che avanzava e in cui si avvertivano i primi timidi cambiamenti della condizione femminile. Complice il progresso, il benessere, una nuova consapevolezza della donna. E’ la storia di un amore nel suo più ampio significato, un amore irto di incomprensioni, parole mancate e gesti fraintesi. Alba vive il dramma di un’accettazione mai avvenuta, di non sentirsi parte integrante di un gruppo, di una famiglia. Per quel bene mai avuto e che nessuno mai le darà disinteressatamente, si troverà da sola a combattere anche chi doveva preservarla e sostenerla. E’ la storia di una propria collocazione nel mondo e oggi come allora, lo straniero o il debole, o in questo caso la donna, diventano facili strumenti per compromessi, soprusi e interessi”. Sempre con Graus, la Baratto ha pubblicato la raccolta di racconti “Sotto le stelle d’agosto” e il romanzo “Just job”.
Carlo Alfaro