Ventisei anni dopo la strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, migliaia di ragazze provenienti da tutta Italia a bordo della nave della legalità si sono ritrovati a Palermo per celebrare le vittime della lotta alla mafia. Prima al porto del capoluogo siciliano e poi nell’aula bunker del carcere Ucciardone si sono ritrovati il Presidente della Camera Roberto Fico, i ministri dell’Interno, della Giustizia e dell’Istruzione Marco Minniti, Andrea Orlando e Valeria Fedeli, oltre ai vertici nazionali di Anm e Csm. “Ogni Governo e ogni Parlamento nuovo che arriva nel Paese – ha detto Fico – non può prescindere dal parlare di mafia, dall’avere una legislazione aggiornata sulle mafie ai nostri tempi, e non può prescindere da investimenti strutturali in cultura, formazione, scuola. Se non si fa questo nessun governo va da nessuna parte”. Per il ministro Orlando temi come “il contrasto alla mafia sono scomparsi o marginalizzati. Non sono stati al centro del confronto della campagna elettorale, e devo dire che sono anche stati scarsamente considerati nel contratto che porterà alla nascita di un nuovo esecutivo con ogni probabilità. Questo è un dato che non può che preoccupare perchè se anche il tema scompare dall’agenda politica non scompare dalla società italiana, ed e dovere delle forze democratiche riportare al centro dell’attenzione perché quando non si parla di mafia essa allarga i suoi spazi di azione”. La commemorazione di quest’anno ha voluto porre l’accento sul ruolo degli uomini della scorta di Falcone e Borsellino, “angeli custodi” che non esitarono a mettere a repentaglio la propria vita per proteggere i due magistrati. “Questo è uno straordinario insegnamento per i ragazzi e le ragazze delle scuole che quest’anno hanno approfondito la funzione della scorta – ha detto il ministro Fedeli -, persone consapevoli dei rischi che correvano, ed è corretto educare le ragazze e i ragazzi alla funzione fondamentale delle forze di polizia, e di tutti i corpi preposti alla nostra libertà e sicurezza. Perché capiscano che quando vedono una divisa, questa è li per la nostra libertà”.
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