Gli incappuciati
La Pasqua, che è festa di resurrezione, è anche festa di primavera, rito di passaggio stagionale, che custodisce sin nel nome l’eco di tale transizione: esso deriva infatti dall’aramaico *pasha che significa “passaggio”.
Nella Settimana Santa la memoria del Dio che risorge si articola con il simbolismo della natura che si risveglia. Non a caso la Pasqua, come altre feste analoghe nel mondo mediterraneo precristiano, cade nella domenica che segue il primo plenilunio dopo il ventuno marzo, quindi intorno all’equinozio di primavera, quando la natura rinasce dal sonno invernale e il ciclo delle messi volge verso la stagione della fioritura e dei raccolti.
Tale simbolismo di morte e rinascita, di tenebra e di luce, è ancora avvertibile nelle “funzioni” della Settimana Santa: nel rito dei “Sepolcri” allestiti il Giovedì Santo, con il grano pallido fatto crescere nel buio delle chiese parate a lutto per la morte di Cristo. E, soprattutto, nelle processioni del Venerdì Santo quando la sagoma nera della Madre in lutto veglia come una grande icona del dolore sul corpo esangue del Dio incarnato.