INVESTIMENTI PERSONALIZZATI Rubrica Tempo & Denaro di Piera De Martino
02/11/2017
La carica dei PIR
di Pierangela De Martino – San Paolo Invest
A quasi un anno dal debutto dei Piani Individuali di Risparmio istituiti dal Mef nella passata Legge di Bilancio 2017, nati con lo scopo di incentivare l’investimento privato verso il mercato di capitali, offrendo così uno stimolo all’economia reale del paese e dando in cambio benefici fiscali a chi detiene per cinque anni tali investimenti, possiamo dire che i flussi di denaro raccolti ad oggi, sono andati ben oltre le aspettative del Governo.
Le società di gestione del risparmio si sono attivate per lanciare sul mercato prodotti Pir compliant, che rispettassero quindi tutti i parametri imposti dalla normativa.
Ricordiamo che i Pir consentono ai sottoscrittori di beneficiare della completa esenzione del capital gain sui redditi e nessuna tassa di successione in caso di eredità.
Ogni investitore può sottoscrivere un solo Pir per una cifra massima di 30.000€/annuo fino ad un massimo di 150.000€ nei 5 anni previsti per l’intero piano, termine indispensabile per beneficiare delle agevolazioni fiscali.
L’attenzione dei risparmiatori è stata massima verso i Pir, in cerca di rendimenti diversi da quelli offerti dai vecchi BTP, in breve tempo si sono trasformati da cittadini-risparmiatori a risparmiatori-investitori.
Gli effetti a Piazza affari si sono immediatamente visti, gli indici delle small e mid cap hanno avuto una notevole accelerazione come sono aumentati i volumi sull’Aim Italia.
Del resto i titoli all’interno di questi segmenti di mercato stanno beneficiando di flussi di denaro importati che arrivano dalla raccolta dei Pir nei primi dieci mesi del 2017.
L’auspicio è quello che tale raccolta prosegua come previsto nei prossimi cinque anni, affinchè le aziende possano contare su un costante flusso di denaro per sviluppare piani industriali a medio-lungo termine che è il vero scopo di tali piani di risparmio: creare un circolo virtuoso tra risparmio privato e economia reale.
In questi giorni anche Assoimmobiliare ha chiesto al Mef di rivedere la normativa ed inserire le società immobiliari quotate nella platea delle aziende ammesse a beneficiare della raccolta proveniente dai Pir, sarebbe una boccata di ossigeno per il settore real estate, far entrare in modo controllato del denaro avendo la possibilità di pianificare investimenti a medio termine.
Ieri sono stata alla presentazione del libro “Mezzogiorno politica e impresa”. L’autore, Giampiero de la Feld, ingegnere e imprenditore, è stato presidente di Confindustria Campania, in conferenza stampa parlava proprio di aiuti alle aziende, in particolar modo quelle del mezzogiorno, di quanto lo Stato nel passato abbia fatto con interventi “ad hoc” che nella realtà hanno contribuito ben poco allo sviluppo delle industrie e del territorio.
A lui ho chiesto se i Pir potessero favorire in qualche modo anche lo sviluppo del mezzogiorno, o sarebbe meglio quotare il settore turistico/alberghiero per godere dei flussi di denaro immessi sul mercato dai Pir. La risposta è stata breve e concisa:
“Sono strumenti, sicuramente aiutano”.
Io aggiungerei un altro concetto: sono cambiamento.
Il cittadino vive una fase di evoluzione: da risparmiatore a investitore; in questo contesto i PIR offrono opportunità di cambiamento anche alle piccole imprese nell’economia reale.
Fonte: ADVISOR PROFESSIONAL