Processo d’appello sul disastro della Costa Concordia del 2012
che causò 32 morti all’isola del Giglio.
L’ex comandante della nave Francesco Schettino, condannato a 16 anni
e un mese in primo grado dal tribunale di Grosseto, non sarà in
aula.
“Almeno questa prima udienza non sarà presente”, spiegano i
suoi avvocati Donato Laino e Saverio Senese, “un po’ per evitare
una certa sovraesposizione mediatica, un po’ perché saranno
affrontate questioni tecniche pregiudiziali in base a cui
saranno definiti alcuni aspetti del processo”. Contro la sentenza del collegio di
Grosseto dell’11 febbraio 2015 Schettino ha fatto ricorso in
appello con una lunga serie di motivi che, in sostanza, chiamano
in causa sia i membri della plancia di comando della nave, tra
cui gli ufficiali Ciro Ambrosio e Silvia Coronica riguardo alla
tenuta della rotta dal porto di Civitavecchia al punto
dell’impatto, e il timoniere indonesiano Jacob Rusli bin, per il
suo errore di manovra agli ordini di Schettino. Ma sarà messo in
luce anche il ruolo di Costa Crociere spa, in primo grado
condannata in solido con Schettino al risarcimento dei
passeggeri. Tra i motivi, la difesa inquadrerà la vicenda come
un caso di “incidente organizzativo”, tentando di diluire le
responsabilità dal comandante verso altri soggetti, ritenendo
“troppo semplicistica la ricostruzione dei pm” come dice
l’avvocato Laino che afferma: “Serve una rilettura dei fatti,
perché la vicenda fu molto complessa”.Un ricorso in
appello contro la sentenza di primo grado è stato presentato
anche dalla procura di Grosseto, che invece aveva chiesto in
requisitoria 26 anni di condanna e l’arresto immediato in
carcere per pericolo di fuga. Carcere che il collegio giudicante
non accordò.