Analisi del comm. Gaetano Mastellone
Molto volentieri ho aderito all’invito rivoltomi per scrivere un mio pensiero. Ringrazio per l’attenzione, ringrazio ancora perché credo che sentire più voci serve a crescere e migliorarsi. Credo che nella vita bisogna rileggere velocemente il passato e posizionarsi mentalmente a produrre azioni improntate al futuro attraverso una precisa strategia e una visione di medio lungo periodo. Il tema dell’Unione dei Comuni non è una “novità”, è antico come l’Italia. Già nel 1860 Luigi Carlo Farini, ministro dell’Interno, proponeva l’Unione dei Comuni con meno di mille abitanti. Farini fu poi sostituito da Marco Minghetti, che lasciò cadere la proposta. Qualcosa fece il fascismo: con il regio decreto del 17 marzo 1927 nel quale fu dato al Governo il pieno potere di «una revisione generale delle circoscrizioni comunali per disporne l’accentramento o l’ampliamento». Subito dopo la guerra, però, non solo si ricostituirono i comuni soppressi, ma iniziò la prassi di crearne di nuovi. La classica gestione del potere della politica! I comuni in Italia erano 7.810 nel 1951, sono ora diventati 8.094. Oggi l’Italia è in una fase politica di stallo in cui anche le piccole riforme appaiono difficili, complesse, ricche di ostacoli e di resistenze. Dov’è la visione? All’estero è in atto ormai da anni un processo di razionalizzazione del settore pubblico. Nel Canton Ticino, territorio molto piccolo, negli ultimi 10 anni sono state realizzate 16 aggregazioni che hanno interessato più di 50 comuni. In Italia questo importante tema è sottovalutato e considerato impopolare. Credo che nella mia bella Penisola sorrentina non si capisca a fondo che l’Unione, quindi il Comune Unico, è importante per lo sviluppo e crescita dell’economia locale. Eppure dovrebbero essere proprio i cittadini dei piccoli comuni a rifiutare di mantenere una dignità di facciata per cercare tutte le strade percorribili al fine di avere migliori servizi e diritti. In Italia c’è un sistema di localismo che non serve alla crescita; c’è un bramoso attaccamento alle poltrone da parte dei politici nazionali e locali, a tutti i livelli. Un territorio come quella della penisola sorrentina che in circa dieci kilometri lineari, da Vico a Massa, ha ben sei Comuni è “strategicamente un territorio confuso” che è ovviamente gestito con politiche a macchia di leopardo, assolutamente da jurassic style. Ogni tanto in penisola sorrentina “soffia il vento” del Comune Unico; soffia anche da parte di CHI lo fa solo per cercare, un giorno, di accreditarsi a Sindaco del Comune Unico! Carta ben conosciuta! Mi auguro, per il bene di tutti, che dal mazzo, un giorno, esca un Jolly nuovo di zecca! Personalmente la ritengo iniziativa valida. Dobbiamo imparare a ragionare più in grande, più in chiave moderna lasciando a casa gli egoismi e le azioni da bottegaio. Oggi occorre una visione prospettica e moderna, anche in politica. Sarebbe pertanto auspicabile attuare, in un prossimo futuro, la strada maestra del Comune Unico. Ricordatevi che nella moderna economia globalizzata i manager cercano di far crescere nelle loro aziende la cosiddetta massa critica. Oggi per sopravvivere alla crisi è necessario anche nei Comuni un aumento della dimensione, con una snella struttura organizzativa e molta tecnologia informatica. Ricordo la frase di Steve Jobs della Apple: siate affamati, siate folli. Per rendere meglio il concetto affermo che l’azienda moderna deve “fare di più con meno”. Questo devono farlo anche i Comuni. La politica moderna, se vuol salvarsi, deve attingere dalla filosofia aziendale. Occorre avere una direttrice che vada verso il cambiamento, con una visione di unione. Anche in politica conta maggiormente … “chi è più grande”. Da Meta a Massa Lubrense abbiamo ben 5 Comuni, con 5 visioni e approcci diversi. I cittadini residenti in penisola hanno però, nella maggior parte, una “cultura unica”. Questo è importante perché la base da cui partire per il Progetto è una base che accetterebbe questo il cambiamento e s’integrerebbe con relativa facilità. Quel che conta è il benessere e lo sviluppo e non certamente le poltrone! Poche comode poltrone che si perdono valgono certamente il benessere di una popolazione territoriale. Il Comune Unico Penisola Sorrentina avrebbe circa 80mila residenti (il 2,65% della provincia di Napoli) e sarebbe uno dei Comuni più importanti della provincia di Napoli. Anche i ragazzini capirebbero che con queste dimensioni si conterebbe di più! Anche i ragazzini capirebbero che in un periodo relativamente breve, diciamo 10 anni, si potrebbero realizzare economie di scala certamente importanti con una qualità dei servizi certamente migliore. Queste sì che sono scelte di politica moderna. Il guaio è che nel pratico sono sistematicamente abbandonate tra la politica del rinvio e la difesa degli interessi personali a livello locale. La Penisola Sorrentina è come una piccola foresta selvaggia perché ci sono tribù diverse che comandano. La semplificazione della foresta sarebbe un passo avanti nel segno dell’economicità e dello sviluppo. Sono fortemente convinto che in futuro sopravviva chi sarà in grado di gestire i territori con capacità di Buon Governo che è Analisi – Visione – Programmazione. Si farà? Me lo auguro. Però, con molta sincerità, penso che ci specchiamo troppo nel nostro splendido passato e non ci accorgiamo che il futuro è già l’oggi. Bisogna dare un’accelerazione. Ci si augura anche che la classe politica si avvii verso un approccio diverso alla gestione del territorio. Ci si augura che la politica esca dal “riccio” in cui è chiusa e apra le porte alla società civile e ai tecnici. Ci si augura che le varie associazioni di categoria dimostrino più interesse nella collaborazione e più disponibilità a supportare la classe politica, che va aiutata. Oggi si cresce lavorando e discutendo insieme, uniti in un team di lavoro. Oltre a risolvere il problema immediato, c’è da risolvere, e decidere, come dovrà essere la penisola sorrentina del 2030/2050! Sembrano date assai lontane, ma credetemi sono date assai vicine.
Gaetano Mastellone