Intanto che le sale di Villa Fiorentino si preparano ad accogliere le opere sulla pittura del ‘900 italiano, le piazze di Sorrento anticipano quella estiva ed autunnale sulla scultura del ‘900 italiano . Infatti, in alcuni dei punti nevralgici della città sono visibili le installazioni di grandi scultori del XX secolo : in piazza Andrea Veniero è stata posizionata la “Porta di Edipo” di Augusto Perez; in piazza Sant’Antonino ha trovato posto il “Bifrontale uno” di Pietro Consagra ; in piazza Tasso è visibile l’opera “Sviluppo di Forma” di Umberto Mastroianni ed in piazza Angelina Lauro la “Tebe seduta” di Giacomo Manzu’. Tra queste installazioni ha trovato posto anche il “Grande Contorsionista” di Luciano Minguzzi, collocato nella fontana posta all’ingresso di Villa Fiorentino. Dal prossimo 8 aprile, giorno di inaugurazione, aprirà i battenti la mostra dal titolo “Visioni Trasversali nella pittura italiana del XX secolo”. Saranno circa 70 le opere di altrettanti artisti suddivise in diverse sezioni esposte nelle sale di Villa Fiorentino, prestigiosa residenza del corso Italia sede della Fondazione Sorrento. La mostra sulla pittura del Novecento si concluderà il 26 giugno. Giusto il tempo di rimuovere i quadri e sistemare le sculture e per il 9 luglio sarà inaugurata la nuova esposizione composta da circa 50 opere scultoree di altrettanti maestri del ‘900 italiano che rimarranno fino al 6 novembre.
LE STATUE NELLE PIAZZE DI SORRENTO 
Augusto Perez – La Notte – Edipo e la Sfinge (Piazza Veniero) La porta è mistero, luogo inaccessibile del visibile, barriera ma anche valico e passaggio dal regno dei vivi a quello dei morti. È l’ingresso del labirinto che identifica tutto l’universo plastico di Perez caratterizzato da improvvisi lampi della memoria, da visioni o da lucide intuizioni in un percorso sincopato e irregolare che permette di dare vita ad immagini baluginanti e instabili, riflessive e autoriflessive.
Pietro Consagra – Bifrontale Uno (Piazza S.Antonino) La “frontalità” è per Consagra un aspetto della vita, la necessità di stabilire un colloquio diretto fra lo spettatore e la scultura, stabilendo tra essi una interdipendenza espressiva, attraverso la posizione vincolante di un unico punto di vista. Le tensioni tra pieni e vuoti diventano così metafora degli strati più profondi dell’animo umano e della condizione dell’artista in un colloquio interiore che diventa dialogo, racconto silente, tra uomo e materia. 
Umberto Mastroianni – Sviluppo di forma (Piazza Tasso) Mastroianni ricerca il movimento e lo trova nell’energia latente della materia che si sviluppa nello spazio, “celebrandolo” nel superamento delle problematiche dinamiche verso un originaria concezione plastica, sviluppando la struttura arcaica e sacrale di una figura archetipica. Un affascinante discorso, sottolineato dall’incidenza della luce che «scopre» i piani compositivi; dalla saettante scansione della linea che penetra con forza nell’atmosfera; dal ritmo delle masse risolte attraverso una controllata musicalità, che concorrono a definire il senso di una ricerca caratterizzata da vivacità e leggerezza. 
Giacomo Manzù – Tebe seduta (Piazza Lauro) Il modellato morbido e scabro di questa giovane ragazza seduta in bilico su una sedia si libra nello spazio con una pudica dolcezza, come una primavera remota dalle fattezze mutevoli e appena abbozzate. Tebe oscilla, si avvita sulla sedia osservando lo spettatore al di là della spalla, in una malinconia elegiaca in equilibrio precario tra la vita e la morte. 
Luciano Minguzzi – Grande contorsionista (Fontana Villa Fiorentino) Quello dell’opera di Minguzzi è un movimento in cui le figure perdono massa e peso, mettono a contrasto le spoglie rotondità del corpo, fra tendini e lacerazioni; è una forza oscura che quasi vuole liberarsi da un’impossibile disarticolazione, ma che invece rimane sempre in equilibrio tra il reale ed il fantastico. È il punto più alto dell’espressionismo contemporaneo che scava in profondità, alla ricerca del senso più intimo, sensuale ed anche più violento della vita nel suo divenire.