SOS FLORA
IL CEMENTO “AUTORIZZATO” AVANZA A PUNTA CAMPANELLA
IL WWF DENUNCIA: “A RISCHIO ANCHE SPECIE RARE DI ORCHIDEE”
Nell’Area Archeologica di Punta Campanella continuano senza sosta, dall’alba al tramonto, i “lavori edili di restauro manufatti ed abbattimento barriere architettoniche” come da progetto finanziato con Fondi FERS Europei. Ancora una volta col solito abusato pretesto di abbattere le barriere architettoniche si sta, di fatto, realizzando una strada carrabile, con tanto di sottoservizi (elettricità, acqua, ecc.) ed un lungo muro posto come parapetto (alto fino a 1 m), che conduce (per 3 km) all’estremità dello storico promontorio fino alle Torre del XIV secolo.
Ritenendo che le opere, così come realizzate, non siano compatibili con le norme di tutela poste sull’area (il PUT inquadra il promontorio come Zona territoriale 13 – Riserva naturale – dove è impedita l’EDIFICAZIONE in qualsiasi forma, sia pubblica che privata, la modificazione del suolo e della vegetazione arborea, l’attraversamento di ELETTRODOTTI e di ALTRI VETTORI) il WWF è intervenuto con una denuncia alle autorità competenti e, successivamente, con un appello al Ministro Dario Franceschini condiviso da ben 6 associazioni, chiedendo di verificare la legittimità dei lavori e la loro conformità con le autorizzazioni rilasciate.
L’intero promontorio di Punta Campanella riveste un’enorme importanza naturalistica, paesaggistica ed archeologica ed è sottoposto a diversi vincoli. Proprio per la presenza di elementi vegetazionali endemici e rari l’area oggetto dei lavori è inserita in un Sito di Interesse Comunitario (IT8030024) e Zona di Protezione Speciale. Tra le essenze (tutelate dalla L.R. 40/94) rientrano a pieno titolo le Orchidee spontanee primaverili, che sono state eliminate durante i lavori di restauro poco “conservativo” delle preesistenti murature a secco, avvenuto in località Peracciole, con un progetto che appare sprovvisto di Valutazione d’Incidenza. Gli storici muri a secco, infatti, anche per consentire l’allargamento della carreggiata, si stanno demolendo e ricostruendo con malta cementizia in barba alle “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell’architettura rurale” (L. 378/03) ed al “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” (D. lgs. 42/04).
“Quello di Punta Campanella, dal punto di vista botanico, è un habitat unico nel suo genere – dichiara Claudio d’Esposito Presidente del WWF Terre del Tirreno – che si rischia di perdere definitivamente prima ancora che esso sia sufficientemente conosciuto. I lavori edili messi in essere, con encomiabile celerità, ci appaiono infatti devastanti delle peculiarità storico naturalistiche del sito, oltre che della sua stessa bellezza, discostandosi di fatto da un reale restauro filologico ed eco-compatibile. L’intero tracciato pedonale è stato modificato e in molti tratti allargato. La rete elettrosaldata col “massetto di cemento” messo in opera sullo sterrato segue, senza soluzione di continuità, tutto il tracciato ad oggi realizzato e appare ormai definitiva e irreversibile!!! Su di essa sono stati cementati lastroni di pietre, con sfumature rosate, alzando la quota originaria di calpestio di oltre 30cm. I delicati ecosistemi dei muri a secco, che ospitavano una miriade di forme di vita, si sono persi con le nuove opere murarie costruite in pietre e cemento. Inutile dire che ogni filo d’erba, ramo o branca annosa di alberi, carrubi ed ulivi, che “intercettava” (e ombreggiava) la costruenda strada carrabile è stato violentemente amputato, laddove non eliminato del tutto!!! Dalle radici di una roverella pluridecennale, all’interno di un muro demolito (e non ancora ricostruito per l’opposizione della proprietà) si notano, ad occhio attento, i giovani polloni che, nonostante tutto, tentano di rinascere dal ceppo radicale asportato.”
Sono diverse, a detta degli esperti del WWF, le piante dell’area di Punta della Campanella che sono considerate rare o di notevole significato fitogeografico, in Campania, dalla Legge Regionale sulla “Tutela della flora endemica e rara”.
“Nell’area attualmente interessata dai lavori – spiega Gaspare Adinolfi, esperto di chiara fama – sono a rischio alcune stazioni botaniche di Lithodora rosmarinifolia (Ten.) IM Johnston e Ophrys sphegodes Mill. subsp. Sphegodes, rispettivamente un arbusto rupicolo e una orchidea spontanea, entrambe tutelate dalla L.R. n.40/94. La distribuzione puntiforme di tali entità, che rientrano nella fascia vegetazionale dell’orizzonte mediterraneo, dovrebbe far riflettere sulle azioni di disturbo, volontarie ed involontarie, che si presentano quando la mano dell’uomo interviene sui delicati equilibri instauratisi, nel corso dei secoli o addirittura dei millenni, tra le biocenosi e le realizzazioni antropiche. In questo senso, andrebbe tenuto in debito conto l’habitat dei terrazzi agricoli, dove tra gli interstizi delle pietre impilate ‘a secco’ si ammirano, nell’insieme della flora ruderale, le bizzarre infiorescenze delle Orchidee primaverili (Ophrys sp. pl. ed Anacamptis pyramidalis (L.) Rich).
Alle emergenze floristiche di tale ecosistema si affiancano innumerevoli animali, tra cui alcuni rettili ritenuti di interesse comunitario dalla Direttiva “Habitat” 92/43/CEE, qual è il naturale derattizzatore Elaphe quatuorlineata, ed ecologicamente importanti per la Zona di Protezione Speciale “Punta Campanella”, quali Coluber viridiflavus e Podarcis sicula, rispettivamente un serpente innocuo e pavido, e una più socievole lucertola. Per la progressione dei lavori ritengo a rischio, inoltre, le seguenti entità, non rare in Italia ma inedite per il repertorio scientifico della flora locale: Mesembryanthemum nodiflorum L. e Atriplex halimus L., l’una abbarbicata l’altra ai piedi della Torre di Minerva, prossimamente interessata da interventi di «restauro e rifunzionalizzazione».”
Meta 30.10.2015