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ALLERTA METEO A BENEVENTO: INFURIA LA POLEMICA - WEB GIORNALE INDIPENDENTE

ALLERTA METEO A BENEVENTO: INFURIA LA POLEMICA

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ALLERTA METEO A BENEVENTO: INFURIA LA POLEMICA

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benvento
E’ polemica a Benevento il giorno dopo l’alluvione che ha causato tre morti a Benevento, il giorno dopol’alluvione. E mentre si spala il fango e si
contano i danni, oggi è anche il giorno del perchè è potuto accadere tutto questo malgrado
l’allerta meteo che per il sindaco di Benevento, Fausto Pepe,
non c’è stata e che per la Protezione Civile c’è stata eccome.
“Non siamo stati mai avvisati dall’alluvione”, dice netto il
primo cittadino. “Abbiamo ricevuto tutti la comunicazione della
Protezione Civile. Ma il bollino arancione – spiega – tradotto,
significa piogge moderate e non certo alluvione, quella che
invece ha colpito e distrutto la città di Benevento e la metà
dei comuni della provincia”. Immediata la risposta della
Protezione Civile. “Quel territorio era in allerta, bisognerebbe
capire cosa prevedeva per quel livello di allerta il piano
comunale – chiarisce il capo della Protezione civile Fabrizio
Curcio – quando ci sono morti è evidente che si poteva fare
meglio”. E Curcio spiega, nel dettaglio, anche cosa significa il
cosiddetto “livello arancione”. Vale a dire un livello che
ipotizza un “pericolo per la pubblica incolumità e possibili
perdite di vite umane”. Non solo, anche “diffusi danni ed
allagamenti a singoli edifici o piccoli centri abitati, reti
infrastrutturali e attività antropiche interessate da frane o da
colate rapide”, tra l’altro. “Il sistema di allertamento – ha
proseguito Curcio – deve produrre azioni sul territorio e ora
bisognerà vedere se quelle azioni sono state fatte e come sono
state fatte”.
Intanto, nel giorno in cui il sindaco di Benevento chiede un
intervento, ad horas, del premier Renzi, si contano i danni:
famiglie sfollate, 45 solo nel comune di Paupisi, nel
Beneventano; almeno 1500 operai e dipendenti della piccola e
media industria che opera nella zona industriale di Benevento,
alla contrada Ponte Valentino, senza lavoro e molti anche senza
casa.

Gaetano Milone

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