VICENDA MARO’:DELUSIONE PER LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DEL MARE DI AMBURGO
Né vincitori né vinti. Delusione per India e Italia al
Tribunale del Mare di Amburgo, dove per la prima volta una corte
di giustizia si è espressa sulla vicenda dei marò. New Delhi,
come chiesto dall’Italia, dovrà “sospendere l’azione
giudiziaria” fino a che l’Aja, il principale organo giudiziario
delle Nazioni Unite, non avrà emesso la sua sentenza in sede di
arbitrato internazionale. Al contrario, i giudici di Amburgo
hanno deciso – a maggioranza – di non concedere la sospensione
delle misure cautelari imposte dall’India ai fucilieri di Marina
poiché questo significherebbe già entrare “nel merito” della
contesa. E dunque uno pari.
Una soluzione di ‘equilibrio’ che delude il padre di Girone
(“siamo un pò arrabbiati”) e lascia, in parte, l’amaro in bocca
al governo: “L’Italia – dichiara il ministro delle
Infrastrutture Graziano Delrio – sperava in una sentenza
diversa”. Anche se il verdetto di Amburgo, argomenta il titolare
della Farnesina Paolo Gentiloni, è “un risultato utile”. Ma
andiamo con ordine. Tradotto dall’algido argomentare tipico
della giurisprudenza internazionale, Salvatore Girone dovrà
restare in India, mentre Massimiliano Latorre non può contare
sulla permanenza in Italia al termine del periodo in patria
concessogli dall’India per ragioni di salute. Un punto, questo,
che suscita la “delusione” dell’Agente del governo italiano,
Francesco Azzarello. Che ha subito rimarcato come l’Italia stia
“valutando di rinnovare le richieste relative alla condizione
dei fucilieri davanti alla Corte arbitrale, non appena essa sarà
costituita”. Come dire, non finisce qui. Detto questo, Roma non
esce a mani vuote dal braccio di ferro giudiziario e a
ricordarlo è il ministro Gentiloni. Che da Rimini, dove si trova
per partecipare al tradizionale meeting di Comunione e
Liberazione, nota come il Tribunale di Amburgo abbia stabilito
“in forma definitiva il principio molto importante che non sarà
la giustizia indiana a gestire la vicenda dei Marò. Per noi è un
risultato utile. Sarà l’arbitrato internazionale, come l’Italia
aveva chiesto, a gestire questo caso”.
La sentenza, ad ogni modo, si presta a diverse
interpretazioni. Se Amburgo ha prescritto che i due paesi
“sospendano l’esercizio delle azioni giudiziarie e non ne
intraprendano di nuove che possano aggravare o allungare la
disputa stessa”, scrive il giudice Francesco Francioni nominato
ad hoc dall’Italia al Tribunale del Mare nelle sue valutazioni
sul verdetto, “come possono essere efficaci tali misure – si
domanda Francioni – senza che vengano revocate, pro tempore, le
misure di limitazione della libertà individuale dei due marò
italiani?”. Ancora. Secondo Roberto Virzo, docente di Diritto
internazionale all’Università del Sannio e di Organizzazione
internazionale presso la Facoltà di Giurisprudenza della LUISS
di Roma, l’India non potrà chiedere il rientro di Latorre, visto
che Amburgo ha “congelato tutti i procedimenti in atto, anche
quello sulla misura concessa al marò per motivi di salute”.
Insomma, se è vero che il ‘titolo’ di giornata, al netto dei
complessi risvolti tecnici della vicenda, non è quello a cui
l’Italia puntava, i risvolti futuri potrebbero in realtà essere
più favorevoli a Roma che a New Delhi. Che, d’altra parte, tira
l’acqua al suo mulino. “Amburgo non ha preso in considerazione
le due richieste presentate dall’Italia”, ha detto all’ANSA il
portavoce del ministero degli Esteri indiano, Vikas Swarup,
precisando come il suo ufficio stia ancora “studiando la
sentenza in dettaglio”. Il giudice indiano dell’Itlos,
Chandrasekhara Rao parla però di sentenza “sbilanciata contro
l’India” e anche molti siti indiani esprimono insoddisfazione
per l’esito di Amburgo.
Il primo appuntamento che dovrebbe ora fare un minimo di
chiarezza sul tipo d’impatto pratico che avrà questo primo round
giudiziario è previsto per il 24 settembre, quando l’Italia e
l’India dovranno presentare “un rapporto di ottemperanza con le
misure previste” in seguito verdetto del Tribunale.