NAUFRAGIO NAVE CONCORDIA: ECCO LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA
Il comandante della nave di crociera Concordia, finita sugli scogli dell’isola del Giglio per un inchino ravvicinato, Francesco Schettino, quando salì “sulla scialuppa per
abbandonare la nave” sapeva che “c’erano altre persone a bordo
della nave”. Lo scrivono i giudici di Grosseto nelle motivazioni
della sentenza spiegando che lo fece “per mettersi in salvo con
la precisa intenzione di non risalirvi”. Ed ancora, “i 32 decessi delle persone a
bordo della Concordia non si sarebbero verificati se” l’allora
comandante Francesco Schettino “avesse gestito l’emergenza con
perizia e diligenza”, attenendosi alla normativa indicata come
“doverosa” in una simile situazione.
A proposito della violenta comunicazione tra il comandante Francesco Schettino con il comandante dell’autorità marittima Gregorio De Falco i giudici scrivono: “improvvisava, raccontando un film che scorreva solo nella sua immaginazione”, trattando lo stesso De
Falco “alla stregua di un duellante nell’Imprò”. I giudici a questo propositoi
paragonano Schettino a un attore dell’improvvisazione.
“Quelle menzogne risultano oltraggiose nei confronti delle
centinaia di persone rimaste intrappolate” e, continua la corte,
ancor più verso “coloro non ce l’avrebbe fatta”.
“La scelta, – continuoano i giudici- si passi il termine, criminale è stata quella a monte di portare una nave, con quelle caratteristiche e a quella velocità, così in prossimità
dell’isola”. “La responsabilità del naufragio è pertanto di Schettino”.
“E’ stato Schettino che ha volontariamente portato la nave, di notte e a elevata velocità,
così vicino alla costa, senza programmare adeguatamente la
manovra ma improvvisando e navigando praticamente a vista. La
situazione di pericolo è stata, infatti, creata dall’imputato”.
Dopo l’urto della Concordia con gli scogli davanti al Giglio l’ex comandante Francesco Schettino iniziò a “non accettare nemmeno che la nave, a causa del guaio
che aveva combinato, potesse essere perduta, nonostante le
drammatiche informazioni che riceveva dalla sala macchine”, aggiungono
i giudici di Grosseto nelle motivazioni della sentenza
con la quale hanno condannato Schettino a 16 anni. E proprio
“questa ‘fuga dalla realtà’ ha provocato quei ritardi risultati
decisivi nella gestione dell’emergenza”.
Tra l’altro i decessi delle 32 persone, “e le lesioni
personali contestate”, non si sono verificate per l’impatto con
gli scogli, “bensì – spiegano ancora i giudici – nella fase
successiva della gestione dell’emergenza, innescata dalla
condotta gravemente colposa” di Schettino che portò anche al
ritardo della stessa chiamata di emergenza.
Per quanto riguarda la ‘fuga’ dalla nave da parte dell’ex
comandante, nelle 553 pagine delle motivazioni più volte si
ribadisce come a lui vennero date notizie sulla presenza di
“decine di persone a bordo”, sia dal comandante della
Capitaneria Gregorio De Falco sia in precedenza da altri membri
dell’equipaggio. Il comportamento dell’ex comandante della
Concordia “dimostra che l’imputato, pur di mettersi in salvo era
intenzionato a lasciare la nave a tutti i costi, ivi compreso
quello di abbandonare a se stesse le persone ancora a bordo”