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SALERNO, MOTONAUTICA: SFIDA TRA CATAMARANI DA 13 METRI E 200O CAVALLI DI POTENZA PER IL MONDIALE C1. - WEB GIORNALE INDIPENDENTE

SALERNO, MOTONAUTICA: SFIDA TRA CATAMARANI DA 13 METRI E 200O CAVALLI DI POTENZA PER IL MONDIALE C1.

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offshoreLe acque azzurre del mare di Salerno teatro di un sfida tra bolidi del mare di
i sceicchi della penisola arabica e piloti americani ed italiani, Domani e dopodomani si svolgeranno infatti le tappe italiane dei campionati Mondiale di Offshore Class1 e V1,
gare prestigiose che ebbero grande successo negli anni ’80 e che
sono stati poi “adottati” dagli sceicchi degli Emirati Arabi
Uniti e del Qatar, appassionati della velocità che questi bolidi
sprigionano in acqua. Oggi la flotta degli offshore sta testando
le acque salernitane con delle prove spettacolari che fanno
anche da antipasto all’arrivo della tappa della
Venezia-Montecarlo di Motonautica. Da domani partiranno le gare
vere e proprie con il prima fila Victory Team, barca di Dubai
detentrice del trofeo, comandata da Arif Saif Al Zaffain e Nadir
Bin Hendi.
A sfidarla, in un remake del derby del 2014, Team Abu Dhabi,
che si affida però a due piloti statunitensi, Gary Ballough e
John Tomlinson. Ma in acqua ci saranno anche due barche italiane
del Fendi Racing Team, che fa capo a Luca Formilli Fendi, figlio
della stilista Franca Fendi e appassionato pilota di
motonautica. Toccherà a lui tentare di inserirsi nella lota tra
le barche della penisola arabica che poi si andranno a sfidare a
Novembre ad Abu Dhabi nelle prove finali.
Lo spettacolo è garantito, come spiega Giancarlo Cangiano, uno
dei migliori piloti e armatori italiani di offshore che negli
anni 2000 con i suo “Operazioe San Gennaro” ha vinto trofei in
tutto il mondo: “Le barche – dice – della Classe 1 sono
catamarani di 13 metri di lunghezza con 2000 cavalli di potenza
che gli permettono di raggiungere le 150 miglia all’ora. Una
velocità enorme anche per il pilota visto che la percezione in
mare è di circa tre volte rispetto alla velocità percepita a
terra”.
Uno sport che si basa sulla potenza dei motiri, quindi, ma
soprattutto sull’abilità dei piloti: “che devono essere pronti –
spiega Cangiano – a fortissime sollecitazione e a mantenere la
concentrazione al massimo a bordo sulle barche che, ricordiamo,
non hanno certo i freni come le auto.

Gaetano Milone

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